Costanza Augelli
(NPG 2012-05-5)
Fiumi di parole sono stati scritti sulla figura di Maria di Nazaret, e molto spesso di lei è passata, specie nell’immaginario popolare, una versione sdolcinata e patetica.
Della Nazarena (perché proviene da Nazaret) poco spesso si riprende la concretezza, la fisicità, l’umanità, la storicità, rispetto alla trascendenza di Dio. Eppure la figura di Maria ci accompagna lungo tutto l’arco della vita, della nostra vita e ci propone continuamente modelli diversi: da bambini Maria ci viene proposta come la mamma di Gesù e anche nostra, a cui rivolgerci per ottenere affetto e protezione. Crescendo abbiamo guardato a lei come la giovanetta fidanzata e promessa a Giuseppe, col quale condivideva sogni e progetti di vita coniugale... e ancora l’abbiamo scoperta sposa fedele, seppur resa feconda dallo Spirito, mentre segue suo marito nelle varie peripezie e vicissitudini familiari; infine l’abbiamo ammirata come donna coraggiosa e presente nelle vicende del Figlio, fin sotto la croce.
Madre, sposa, fidanzata, donna... sempre essa è colei che realizza, al femminile, il progetto di Dio sull’uomo. Anche su questo argomento molto si è dibattuto: Dio è uomo o donna, maschio o femmina?
È vero che, quando ci affacciamo su questo Mistero, non dobbiamo dimenticare che i nostri sono come i balbettii del lattante... Ciononostante, la mente dell’uomo è sempre alla ricerca della Verità e si aiuta con immagini, categorie appunto «umane».
Di Dio da sempre ci siamo fatti un’immagine maschile: un vecchio canuto dallo sguardo severo: è il Dio dell’Antico Testamento, che Gesù ci ha insegnato a chiamare papà.
Ma se Dio è l’insieme di tutte le perfezioni, non possono mancargli le caratteristiche da sempre attribuite ad una donna... Ecco, per completare la perfezione di Dio, serve una donna...: sarà dapprima Eva, come ci informa il racconto di Genesi.
Questa icona (che appartiene a don Renzo Bonetti, parroco di Bovolone VR) mostra come la figura femminile sia essenziale per comprendere quello che san Paolo chiama “mistero grande”: il Dio-Trinità, raffigurato nella lunetta centrale in alto per esprimersi perfettamente nella creazione ha bisogno di una figura femminile: l’uomo da solo non esprime completamente l’immagine e somiglianza e solo con la donna la cosa diventa “molto buona” (Gn 1,26) e solo così Adamo può gridare: «Finalmente! Questa sì che mi è simile!» (Gn 2,23) (nei due cerchi laterali in alto sono raffigurati i due racconti di Genesi sulla creazione dell’uomo e della donna).
Eva però «delude», in un certo senso le aspettative divine, e a lei seguono altre figure femminili, tutte al fianco di uomini che hanno tessuto il cammino della Storia della Salvezza: Sara con Abramo, Rachele con Giacobbe, Betsabea con Davide, Sara con Tobia e via discorrendo... in questo dipanarsi c’è un filo rosso comune, che provoca la nostra riflessione: in un’epoca storica in cui vige la poligamia, gli uomini di Dio si riconoscono perché scelgono la loro donna «per amore», anche se questo significa pagare con anni di lavoro (Giacobbe), o rischiare la vita (Abramo), sperimentare il peccato (Davide)!
Che dire, allora? Sembrano tutte «prove generali» che preparano l’arrivo di una Donna, appunto con la D maiuscola, una donna presente nella mente eterna di Dio già nella Creazione, quando «Ruah» soffiava sulle acque, presente quando Dio maledice il serpente, promettendo una donna la cui stirpe lo avrebbe messo fuori gioco...
Il ruolo di Maria diventa essenziale anche nel mistero dell’incarnazione, quando Gesù si presenta al mondo e ha bisogno di una donna che gli faccia da madre, ma che esprima anche le altre categorie femminili della sposa e della figlia-discepola: infatti anche ora è necessaria la complementarietà tra maschile e femminile di Dio.
La parte centrale dell’icona vuole far riferimento allo sposalizio che avviene tra Dio e l’umanità: qui la figura femminile sta a rappresentare Maria, sposa fedele e feconda, immagine della la Chiesa, di cui Ella è Madre.
Possiamo davvero affermare che in questa donna viene ricapitolato tutto ciò che di femminile Dio voleva portare nel mondo: tutte le caratteristiche divine che il nostro balbettare assegna alla categoria femminile: la dedizione, il sacrificio, la fedeltà, il coraggio, la disponibilità.
Maria è tuttora presente nel mondo e nella vita di ogni credente, che voglia riferirsi a Lei come modello da imitare, a Lei che risponde ogni volta con il dolcissimo: «Eccomi!».
A Sua immagine
(Gianni Montefameglio)
Ditemi, se lo sapete: è uomo o donna
il Signore dell’universo?
A volte mi par uomo,
se guardo la malvagità del mondo.
Di certo è uomo: quaggiù prevaricazione e morte.
Osservo poi un fiore, un tramonto, il mare:
dev’esser donna il Creatore.
Di certo è donna: ci sono i bimbi e c’è l’amore.
Non ditemi più nulla, voi che non sapete.
Or io lo so: l’Onnipotente non è l’uno e non è l’altra.
Ma il suo animo, quello sì, è di donna.