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    La genuinità del vangelo

    7 dicembre


    fratel Daniel - Bose

    In quel tempo Gesù disse: «1 «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. 2Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. 3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. 4E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. 5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
    7Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. 8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.
    Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 10,1-10 (Lezionario di Bose)

    Oggi la chiesa di Milano è in festa, e insieme a essa, tutte le chiese si rallegrano ricordando la grande figura del vescovo Ambrogio. Tutti sanno che fu proclamato vescovo, a furor di popolo, quando era governatore e non era ancora battezzato. Questa festa è stata fissata nel giorno della sua consacrazione episcopale, il 7 dicembre 374, perché la sua morte avvenne il 4 aprile 397, un venerdì santo, e dunque la sua memoria cadrebbe sempre nel tempo di Quaresima o di Pasqua.
    Oggi però non si fa memoria della sua elezione a vescovo ma del suo ministero pastorale in quella città, dove più volte risiedette la corte imperiale. Si pensa in particolare alla sua fermezza nella difesa della chiesa di fronte al potere imperiale e dell’ortodossia di fronte all’eresia, al suo impegno a favore dei poveri e di quelli che erano trattati ingiustamente, ma anche alla sua vena poetica espressa nei molti inni che compose per permettere al popolo una più ampia e immediata partecipazione alla liturgia: questi sono un tesoro della chiesa ambrosiana e della sua liturgia fino a oggi.
    Nel nostro lezionario di Bose Ambrogio è ricordato attraverso la celebre pagina giovannea del buon Pastore, immagine che resta per ogni pastore il modello cui ispirare la propria condotta. In realtà la pericope odierna non contiene l’affermazione secondo cui Gesù è il buon Pastore: essa verrà immediatamente dopo (cf. Gv 10,11 ss.). In un primo tempo, Gesù presenta il pastore vero come colui che “entra per la porta” per condurre le pecore fuori dal recinto, e conclude dichiarando: “Io sono la porta”. A questo punto quindi Gesù non è il pastore, ma la porta che permette di discernere chi è il pastore vero.
    Se lo rapportiamo all’attività pastorale di Ambrogio, questo testo evoca particolarmente le sue lotte contro avversari che, anziché “entrare per la porta” nel recinto delle pecore, erano saliti “da un’altra parte” e sono così paragonati ai “ladri e ai briganti” dei vv. 1 e 8, che i fedeli però non hanno ascoltato, perché non vi hanno riconosciuto la voce del loro pastore. Tuttavia questo insegnamento, lo dobbiamo riconoscere, ci lascia un po’ perplessi. Siamo abituati a sentire oggi tante voci diverse che spesso non sappiamo più dove si trova la voce del Pastore buono. Allora questo testo potrebbe almeno interrogarci: siamo ancora sensibili alla genuinità del vangelo ed è essa che cerchiamo?
    Mi interessa però un altro aspetto di questo vangelo. Se lo applichiamo alla figura di Ambrogio, la “porta” attraverso la quale egli è entrato come pastore della chiesa milanese fu la voce del popolo che, nel conflitto che regnava allora in città tra i “cattolici” e gli “ariani”, si fece unanime – stimolata forse, come si dice, dalla voce di un bambino – per designare l’allora governatore come vescovo: il Cristo non era in Ambrogio, ma nel popolo! Che sia un invito alle chiese a coinvolgere realmente il popolo di Dio (e il suo senso della fede) nella scelta dei suoi pastori?


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