Carlo Molari
(NPG 1993-09-23)
La Chiesa è una comunità di fede. La sua natura e le sue dinamiche possono essere comprese solo in questa prospettiva. La dimensione primaria di ogni fede è quella relativa alla tradizione in cui ogni comunità è inserita. In questo senso la comunità è deposito di ricordi storici e i suoi riti sono esercizio di memoria. Anche la chiesa, come comunità di fede, vive necessariamente queste dinamiche essenziali. È importante rendersene conto e capirne le ragioni.
Ogni gruppo sociale per vivere deve formulare progetti, deve tracciare cammini ignoti, deve rinnovare impegni. E per farlo ha bisogno di riferirsi a valori accolti senza riserva, ad ideali non ancora pienamente verificati, a ragioni assunte come assolute. Essi costituiscono la base di unità di un popolo e quindi la ragione della sua identità. Ogni comunità trova cioè la sua coesione identificatrice nel complesso degli ideali in cui crede, dei valori che assume, dei traguardi che persegue.
La prima forma di fede di ogni persona è quella relativa agli ideali che guidano la comunità in cui nasce e che costituiscono le ragioni della sua nascita e della sua sopravvivenza. Le testimonianze attraverso cui una fede si diffonde sono le esperienze storiche che la inducono e che attraverso verifiche personali consolidano atteggiamenti di fedeltà. Ogni popolo quindi vive una fede in virtù di testimonianze storiche che vengono conservate nella memoria sociale. Una comunità umana che smarrisce i suoi orizzonti ideali o che non ha nella sua storia riferimenti validi, inizia un cammino di involuzione che sfocia fatalmente nell’autodistruzione.
Ogni gruppo umano per sopravvivere deve poter indurre la propria fede nelle giovani generazioni e per farlo deve saper richiamare una storia significativa. La socializzazione per cui un popolo si conserva nel tempo consiste appunto nella comunicazione delle ragioni di vita e dei suoi ideali emergenti da una tradizione storica che contiene eventi significativi. Questi riferimenti si realizzano all’interno di una tradizione storica che contiene testimonianze efficaci. In senso generico quindi la fede è l’atteggiamento di fiducia e di accoglienza nei confronti della vita indotto da coloro che portano una tradizione e la consegnano con gesti di amore in modo da far percepire l’autenticità delle ragioni di vita, che viene consegnata. La fede quindi è un processo. Essa assume forme diverse secondo le varie stagioni dell’esistenza umana. Gli ideali ed i valori assoluti cui ci si abbandona acquistano caratteristiche diverse secondo le dinamiche personali delle diverse età e le varie situazioni della storia.
La fede in Dio
Inizialmente la fede ha come oggetto le persone e le cose necessarie alla vita e poggia esclusivamente sulla testimonianza di coloro che con amore comunicano vita. Ma crescendo la persona allarga e approfondisce il proprio orizzonte e la sua fede comincia a svilupparsi secondo dinamiche libere, orientandone l’esistenza in modo consapevole. Finché ciò non avviene, la vita adulta si svolgerà tra entusiasmi e paure, tra risposte e rifiuti, tra speranze e delusioni, perché senza ideali personalmente accolti la vita è frammentaria e resta in balia degli eventi o dell’ambiente.
La forma adulta della fede si ha solo quando la persona prende pieno dominio della sua interiorità e non è più in balia del passato, né condizionata da meccanismi introdotti dagli altri, ma diventa capace di atti autonomi. La fede allora diventa abbandono in valori assoluti scoperti come ragione delle tensioni vitali, diventa fiducia in ideali supremi capaci di motivare tutta la nostra esistenza. Ciò avviene quando si è scoperto che nessuna persona, nessun oggetto, nessuna situazione della storia può rispondere in modo definitivo alla tensione che l’uomo porta. È allora abitualmente che comincia in modo autonomo la ricerca di Dio; e la fede, qualsiasi sbocco questa ricerca abbia, acquista dinamiche religiose.
La fede in Dio, quindi implica tre convinzioni profonde. Prima: la tensione vitale che l’uomo avverte è fondata, la vita cioè ha un senso. Seconda: il senso non è dato da alcuna realtà creata, da alcuna persona che ci ama, da alcuna situazione della storia. Terza: lo stimolo di vita ci perviene sempre nella storia attraverso persone ed oggetti, che sono quindi eco di parola eterna, riflesso di un Bene assoluto. Ma finché queste convinzioni non diventano ragione delle scelte vitali, non si ha ancora esercizio di fede in Dio.
Molti, infatti, sono convinti che Dio esista, ma solo pochi giungono a compiere scelte nella propria vita perché si fidano di Lui: pochi riescono ad amare per la fiducia in un Bene già a disposizione dell’uomo e pronto ad entrare nella storia umana a condizione di ritrovarvi ambiti di accoglienza e di apertura; pochi ricercano la Verità o si impegnano per la Giustizia o si fidano della Vita al punto da saper agire anche quando vengono meno tutte le altre ragioni per farlo, mossi dalla certezza di una azione che stimola ogni tensione umana ed è capace perciò di darvi risposta in ogni circostanza. Solo allora la credenza in Dio diventa fede teologale. Quando questa manca, nonostante le convinzioni dell’esistenza di Dio, si innalzano idoli lungo i sentieri della storia e si passa da un altare ad un altro a deporre i propri sacrifici vitali. Quando invece la fede teologale anima l’esistenza, allora tutte le situazioni possono essere vissute in modo salvifico, offrono cioè stimoli per diventare viventi e crescere come persone autentiche. Le diverse religioni sono sorte appunto come strutture simboliche attorno ad esperienze di fede in Dio.
La fede cristiana
La fede cristiana è una modalità storica di esercitare la fede in Dio sorta dalla esperienza storica di Gesù e legata alla rivelazione di Dio realizzatasi attraverso di Lui. La Parola che alimenta la fede umana è la Parola della creazione, è la Parola che suscita tutti i profeti e che chiama ogni uomo ad un destino eterno.
La rivelazione inizia con la creazione e continua in tutte le fasi del tempo. La Parola, attraverso cui Dio si rivela, non è perciò rivolta solo ad alcuni popoli, ma a tutti e costituisce un patrimonio di tutti. La rivelazione si è realizzata in tutti gli eventi, attraverso i quali Dio ha condotto gli uomini alla scoperta del suo mistero e alla comprensione del loro destino, e la sua risonanza si rinnova in ogni esperienza autentica del sacro. Ciò non significa che tutte le religioni siano ambiti equivalenti di rivelazione, dato che ogni tradizione ed ogni storia ha la sua specificità nella quale assieme a frammenti di verità sono inseriti errori e insufficienze. A ciascuna religione incombe il dovere di individuare la propria specifica missione e proporla all’accoglienza di tutti gli altri. Non si tratta perciò di un appiattimento della Parola eterna di Dio, ma di una sua glorificazione che diventa possibile in forme nuove attraverso il confronto delle sue molteplici forme di espressione e la scoperta dei loro valori come delle loro insufficienze. Essendo costituita da eventi storici, poi, la rivelazione è sempre soggetta ad ulteriori approfondimenti. Gli avvenimenti della storia, infatti, si comprendono molto meglio dopo gli sviluppi delle loro conseguenze che nel momento stesso in cui succedono.
Chiesa, comunità di fede
La chiesa è la comunità cresciuta attorno alla esperienza di fede di Gesù Cristo, «iniziatore e consumatore della nostra fede», come dice la lettera agli Ebrei (Eb 12,2). Egli ha vissuto la fede nel Padre in modo da suscitare una tradizione nuova di fedeli, come testimone di Dio. Considerare Gesù come un testimone di Dio significa fare propria la sua forma concreta di fede, assumere gli ideali di vita per cui egli è vissuto fino a morirne. La fede cristiana quindi è prima di tutto memoria della fedeltà di Gesù, ricordo degli eventi attraverso i quali Gesù è stato costituito Messia e Signore per noi (cf At 2,36). Il richiamo degli eventi storici avviene attraverso rituali simbolici. Anche la comunità ecclesiale ha i suoi rituali di vita. La struttura simbolica ecclesiale è costituita dai sacramenti.
Ogni rito sacramentale è esercizio di fede: richiama gli eventi fondanti e quindi i valori ideali che guidano una comunità (memoria), anticipa nel simbolo il traguardo finale (prolessi o profezia) e sollecita l’esercizio di fedeltà agli ideali evangelici attraverso offerte reciproche di doni vitali (compagnia).
Di queste tre funzioni la prima geneticamente e la più fondamentale è il richiamo agli eventi fondanti e ai valori ideali della tradizione cristiana. L’anno liturgico sviluppa nel tempo piccolo dell’esistenza umana la grande storia di salvezza che per i cristiani è culminata nella morte e nella risurrezione di Cristo. Riferirsi alla morte-risurrezione di Gesù significa richiamare i valori che Egli ha vissuto, per i quali gli uomini lo hanno ucciso e Dio lo ha glorificato. In questo senso ogni rito sacramentale è un esercizio di fede: esprime la fiducia nei confronti di valori vitali conservati nella tradizione sorta da Gesù di Nazaret, accolti e verificati da generazioni intere e proposti anche oggi come condizione di autentica umanità. Anche la memoria dei santi fa parte di questo richiamo necessario.
La messianicità di Gesù, infatti, è proponibile solo se in realtà Gesù salva, se la fede in Lui guida a traguardi nuovi di vita. La serie ininterrotta di santi è garanzia della efficacia salvifica del Vangelo, lungo i secoli e presso tutti i popoli. Ma la memoria non è mai rivolta solo al passato. Essa porta tensioni al futuro. Gli ideali sono tali in quanto non ancora pienamente attuati. La testimonianza dei valori del regno ipoteca necessariamente il futuro. Accogliere un ideale implica la promessa di costituire un ambiente vitale adeguato. Per far crescere un figlio di Dio non è sufficiente farlo nascere, ma è necessario avvolgerlo di amore e garantirgli offerte quotidiane per la maturità personale. Per raggiungere questo scopo è necessario un intreccio di relazioni che costituiscono il cima vitale di un gruppo sociale. L’offerta di vita richiesta per la crescita di una persona deve cominciare fin dalla nascita e proseguire fino all’ultimo atto di vita che è la morte.
I sacramenti sono appunto il richiamo del futuro del regno per delineare l’orizzonte e il traguardo dell’impegno quotidiano cui la memoria conduce nelle diverse occasioni dell’esistenza. Ogni sacramento traduce in simboli l’impegno di solidarietà, di amicizia, di condivisione per comunicare l’energia vitale necessaria al cammino storico. Richiamarsi a Cristo è un modo concreto per esercitare la propria fede in Dio secondo modalità convalidate da una tradizione, che ha dato buona prova di sé nei santi. I rituali di vita maturano la consapevolezza della condizione umana ed esercitano gioiosamente l’accoglienza dei doni vitali. Essi riecheggiano la chiamata ad essere più grandi di quello che si è e nello stesso tempo impediscono illusioni e idolatrie.
Ogni esperienza religiosa richiama figure di testimoni e invita ad una verifica per la scoperta del fondamento reale della nostra esistenza. Il valore di una struttura religiosa sta nella ricchezza della tradizione che richiama e quindi nella validità delle esperienze che può offrire attraverso i suoi simboli.