Angela Lostia e Maria Grazia Tomaino
(NPG 1993-07-73)
Nei mesi scorsi si è celebrato un momento davvero interessante di tutti i rappresentanti degli operatori dell'area educativa verso i preadolescenti nella città di Torino.
La Fondazione Agnelli ha promosso un Seminario tra gli educatori e i responsabili dei progetti, delle politiche e delle prassi educative, intorno al tema della domanda e offerta educativa verso i preadolescenti, con particolare attenzione al tempo extrascolastico di vita dei ragazzi.
È stata l'occasione per la città, nelle sue punte più sensibili dell'autocoscienza formativa, di operare un bilancio tra risorse educative e domande-bisogni dei soggetti.
E di verificare, anzitutto quantitativamente, ma più ancora qualitativamente, il rapporto tra domanda e offerta, ed in particolare tra «bisogni e qualità della vita in città». Una città che oggi vive la sua crisi culturale e politica, dopo alcuni decenni in cui essa si era segnalata all'avanguardia per le politiche e i progetti giovanili.
Le ricercatrici stesse del Carpos ci presentano la sintesi del loro lavoro e della riflessione che intorno ad esso è sbocciata. Quello che anzitutto riteniamo di segnalare è la ricchissima e densa, in alcuni punti forse persino ridondante, in altri segnata da smagliature e rarefazioni, presenza di punti di offerta educativa sul territorio torinese. Si tratta tuttavia di risorse che attendono ancora di essere «messe in rete» per ottenere la loro efficacia formativa, superando la frammentazione e la dispersione.
A ciò va aggiunto una davvero rilevante, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, offerta della comunità ecclesiale in tutte le sue molteplici espressioni, che in un certo qual senso, dalla rilevazione stessa, sembrerebbe apparire ancora in parte sommersa e sottostimata. Ciononostante anche la comunità ecclesiale ha le sue aperture da coltivare e sfide da accogliere.
Alla mappa delle risorse (cui è dedicato il primo contributo) si accompagna una indagine sui soggetti e in particolare sui preadolescenti torinesi. Essi appaiono come dei prigioni che si liberano ed emergono a stento dalla pietra entro cui sono ritagliati, schiacciati, come risulta dalla eccedenza e dalla iperstrutturazione delle offerte, ma anche disorientati dalla loro frantumazione e, in alcuni casi, inaccessibilità. In questo senso risulta difficile e faticoso diventare preadolescenti negli anfratti della metropoli. Eppure anche lì la vita si libera e sboccia.
Gli altri soggetti considerati, che vivono lo stress e soffrono la fatica del mestiere di educatore, sono i genitori.
Alcuni elementi risultanti dall'indagine ci ricordano come, alla retorica della famiglia come primo soggetto e luogo dell'educazione, non corrisponda assolutamente l'azione della società di appoggio, di riconoscimento e di solidarietà. E sembrerebbero anzi proprio i genitori a rivelare e richiedere, indirettamente o in maniera diretta, questo ribaltamento della visione dell'educazione come azione sinfonica di sistema e di rete, attivata da una molteplicità di agenzie e di soggettività che riflettono, si mettono in discussione, sognano il loro futuro nella città al di là e oltre le paure indotte nei ragazzi, e progettano la comunicazione culturale e sociale dando vita ad un'unica grande azione di liberazione, in cui finalmente i soggetti, ed i meno dotati di risorse in particolare, siano collocati al centro dell'attenzione e della cura educativa.