Virginia Di Cicco
(NPG 2002-01-2)
Gennaio 2002: arriva l’Euro e quanta fatica sia costata a tutti questa impresa, è ben noto. La moneta unica, giovane, vivace e piena di energia, che dovrebbe benedire l’unione europea di 12 paesi niente affatto da poco e in qualche modo ringiovanirli. Sette nuove monete e sette nuove banconote ed è su queste ultime che vorrei soffermarmi.
Le sette banconote, colorate senza chiasso, portano tutte riprodotto sul fronte l’immagine di finestre e portali mentre sul retro l’immagine di ponti, imponenti o flessuosi.
Il significato è semplice e alla portata di tutti: le finestre come spirito di apertura e i ponti come spirito di collaborazione. Se non fosse una cosa seria verrebbe da sorridere: questi messaggi fanno il loro ingresso nel mondo in un momento che migliore non avrebbe davvero potuto essere.
Ci incontrammo proprio su questa pagina due anni fa, all’alba del nuovo millennio e nonostante avessi cercato di trattenermi, scrissi un articolo pieno di speranza e di aspettative. Certo in cuor mio sapevo che tutto avrebbe potuto risolversi in un gioco retorico ma ero sincera, davvero e soprattutto ero pronta ad accontentarmi di molto meno.
Una disponibilità del tutto inutile la mia: anche il «molto meno» ha finito per rivelarsi un desiderio ingenuo e ottimista.
Dietro il volto bonario di una globalizzazione che ammicca dai banchi dei supermercati, traspare a ben guardare qualcosa di sinistro e per nulla tranquillizzante.
Nell’immaginario collettivo della mia generazione, troppo giovane per Israele ed il Vietnam, per Kennedy e Martin Luther King e Nagasaky, ecco finalmente l’icona dell’orrore, due torri che si sgretolano ed anche noi come i nostri padri siamo apposto.
In un momento, senza che neanche la polvere di Ground Zero si sia posata, la mente dei grandi, marciando con passo marziale, raccoglie ed invia eserciti al fronte.
Dovrebbe forse essere la volta buona per il mondo di riuscire a risolvere con la violenza quello che in millenni la violenza non è mai riuscita a risolvere?
Arriva l’Euro.
Così disegniamo ponti sulla carta, che dovrebbero unire popoli e realtà diverse mettendole in comunicazione e cancellando la paura del diverso mentre nel mondo spaventato proprio i principali ponti vengono presidiati dagli eserciti e chiuso lo spazio aereo che li sovrasta. Chissà se a qualcuno è passato per la mente il ponte di Mostar, che in Europa non potrà davvero entrare, vuoi perché il suo paese è fatto a pezzi, vuoi perché è andato distrutto, ponte romano, di una bellezza struggente e testimone che aveva sfidato i millenni.
Così disegniamo finestre sulla carta, che dovrebbero aprirsi, disponibili e curiose, su paesaggi diversi ma amici. Finestre che dovrebbero permettere all’aria di circolare con le sue idee innate di uguaglianza e democrazia, le uniche che possa avere proprio per le sue caratteristiche naturali mentre il mondo chiude a chiave le proprie per paura che entrino proiettili senza padrone che uccidono lo stesso, guarda con sospetto lo straniero che porta un pacco, mentre la vittima prega lo stesso Dio dei carnefici.
Arriva l’Euro. E basta.