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    Casa per molti, madre per tutti


     

    Rossano Sala, Claudio Belfiore, Anna Razionale

    (NPG 2017-05-04)


    A cosa pensi quando senti parlare di Chiesa? E quali immagini e definizioni potremmo raccogliere dai ragazzi e dai giovani? Ci immaginiamo una gran bella varietà di risposte e affermazioni, e forse non tutte adeguate e positive. Da qui nasce la sfida educativo-pastorale del prossimo anno, che risponde ad una duplice esigenza: l’urgenza di toccare un tema cruciale per l’identità e la crescita di un giovane cristiano, come ci lascia intuire l’affermazione lapidaria del Vescovo e Padre della Chiesa San Cipriano: «Non può avere Dio per padre chi non ha la Chiesa per madre» (De Catholicae Ecclesiae Unitate, c. 6); e l’opportunità di realizzare anche nell’oggi l’impegno di annunziare il Vangelo, che è «un servizio reso non solo alla comunità cristiana, ma anche a tutta l'umanità» (Paolo VI, Evangelii Nuntiandi, n. 1).
    Il tema del prossimo anno pastorale si focalizza sul dono dell’appartenenza gioiosa alla Chiesa. Esso è strettamente concatenato al tema del 2016-2017, che mirava a far sperimentare e gustare il fascino dell’incontro personale con Gesù. Per completezza di visione pastorale ed educativa, ricordiamo che a questi due temi seguirà il terzo, nell’anno pastorale 2018-2019, che verterà sul coraggio e la gioia del servizio responsabile nella vita quotidiana: l’incontro salvifico con Gesù ci fa riconoscere figli e figlie di un solo Padre, costituiti come suo Popolo e Sacramento di salvezza per l’umanità, fratelli e sorelle animati dallo stesso Spirito per l’edificazione di un’autentica civiltà dell’amore.
    Nella scelta dei temi di questo triennio ci siamo lasciati ispirare dal magistero di Papa Francesco e dalla necessità di voler approfondire i tratti caratteristici della Spiritualità Giovanile Salesiana, per essere nella Chiesa oggi segni e portatori dell’amore di Dio ai giovani, specialmente ai più poveri.
    Il titolo e l’approccio della proposta pastorale prendono spunto dal n. 288 della Evangelii Gaudium. A conclusione dell’esortazione apostolica il Papa scrive: «Le chiediamo [a Maria] che con la sua preghiera materna ci aiuti affinché la Chiesa diventi una casa per molti, una madre per tutti i popoli e renda possibile la nascita di un mondo nuovo». È una citazione che evoca familiarità, accoglienza, rispetto, affetti, maternità, universalità e ben si connette con il magistero del Vaticano II. Come insegna la Lumen Gentium, la Chiesa è lo «splendore» della Trinità: i discepoli di Gesù vivono nello Spirito per il Figlio alla presenza del Padre, e si lasciano amare dal Padre per Cristo nello Spirito. Perciò, la legge fondamentale della Chiesa è la stessa della vita trinitaria: l’agape, la carità di Dio, l’amore. Una Chiesa senza amore è un corpo senz’anima, perché tutto nella Chiesa viene dall’amore: l’agape è l’anima della Chiesa, il distintivo di quanti credono nella rivelazione dell’amore del Padre compiutasi in Cristo.
    Così Papa Francesco ulteriormente ha rimarcato il tema della maternità e della fraternità della Chiesa, evidenziando l’importanza e il ruolo di Maria: «La Chiesa e la Vergine Maria sono mamme, ambedue; quello che si dice della Chiesa si può dire anche della Madonna e quello che si dice della Madonna si può dire anche della Chiesa! Certo la fede è un atto personale: “io credo”, io personalmente rispondo a Dio che si fa conoscere e vuole entrare in amicizia con me (cfr Lumen fidei, n. 39). Ma la fede io la ricevo da altri, in una famiglia, in una comunità che mi insegna a dire “io credo”, “noi crediamo”. Un cristiano non è un’isola! Noi non diventiamo cristiani in laboratorio, noi non diventiamo cristiani da soli e con le nostre forze, ma la fede è un regalo, è un dono di Dio che ci viene dato nella Chiesa e attraverso la Chiesa» (Udienza dell’11 settembre 2013).
    Appartenere alla Chiesa significa camminare con la Chiesa, assumere un’anima comunitaria, vivere nella prospettiva del “noi”, uscendo dal circolo chiuso dell’“io” e del “tu”. È molto difficile comprenderlo nell’epoca del narcisismo e dell’individualismo, dove l’appartenenza alla Chiesa non è percepita come “sostanziale” alla salvezza, ma semplicemente “funzionale” ad essa. In questo modo la Chiesa stessa diventa un semplice mezzo più o meno necessario per qualcosa che non avrebbe nulla a che fare con essa. Come se la salvezza fosse una questione personale piuttosto che comunitaria e relazionale.

    Questo numero di NPG

    Il presente numero di NPG, ricco di studi di approfondimento e schede di ampliamento, si propone di offrire alle comunità e agli operatori pastorali anzitutto una prospettiva in cui collocare il tema “chiesa e appartenenza”, una prospettiva ovviamente che parte dal Vangelo e si radica in esso, e che trova la sua ricomprensione più fresca nel Concilio Vaticano II e nella vita attuale della Chiesa. All'interno di questa trovano giusto spazio anche le “comprensioni” dei giovani, le loro “difficoltà”, i loro “sogni”, le loro “vocazioni”, e il loro bisogno di sostegno in una comunità e nei mezzi di grazia in essa offerti.
    Gli studi più articolati sono cinque, e coprono essenzialmente l'area biblica (Xavier Matoses: la Chiesa si costituisce in riferimento diretto a Gesù e al suo progetto per il Regno), l'area sistematica (Linda Pocher: in maniera simbolico-evocativa, le due figure di Maria e Giovanni – la Madre e il discepolo amato – come espressione di una Chiesa che nasce ai piedi della Croce e in reciproco affidamento), l'area teologico-pastorale (Stefano Mazzer: in che senso la chiesa-comunità ci provoca a sentire e a mettere in comune non il "nostro", ma "Dio e ciò che è di Dio", come dono del suo amore, non come risultato del nostro sforzo di amore), l'area testimoniale (Pierluigi Cameroni: cristiani che hanno vissuto e testimoniato il dono di un amore ricevuto dall'Alto e vissuto verso l'altro), l'area più prettamente "pastorale-pratica” (Domenico Sigalini: cosa significa oggi per un giovane appartenere, riferirsi a, far parte di una Chiesa che come istituzione non è tanto faro di attrazione, ma che però brilla di luce attrattiva nella testimonianza di adulti credibili e che sanno indicare la meta di cui i giovani hanno sempre bisogno).
    A questi studi si aggiungono sei schede complementari, che rispondono ad altre domande precise intorno al vissuto verso la Chiesa da parte dei giovani: come mettersi di fronte alla Chiesa che ha commesso e commette errori e presenta alcune controtestimonianze? (Tornielli); è proprio vero che la posizione religiosa dei giovani è passata da un "credere senza appartenere" a un "appartenere senza credere"? E in che senso si legano insieme oggi appartenenza e fede? (Triani); quale immagine nuova (e per certi versi esaltante) presenta l'esperienza latinoamericana di papa Francesco, con le sue luci e le sue ombre? Non porta essa a compimento quanto intuito nel Vaticano II? (Rattà); cosa è possibile vivere oggi da parte dei giovani come esperienza cristiana piena, sostenuta dalla comunità, per partecipare e collaborare al sogno di Gesù, il Regno di Dio nell'oggi della cultura e della società? (Roma); qual è l'esperienza di Chiesa del Santo dei giovani, che ancora oggi può risultare valida? (Motto); e infine: come può l'esperienza del prossimo Sinodo sui giovani (dei giovani, di tutti i giovani, ha insistito papa Francesco) impegnarci a riflettere sul tema della Chiesa, ad accogliere il vivo desiderio della Chiesa di mettersi in ascolto e farsi vicina, di essere eco della voce di Gesù che ci chiama e invita a vivere il suo sogno? (SCS-Salesiani per il sociale).
    Anche se abbiamo cercato di diversificare le voci e i contributi rispetto agli articolisti dello scorso anno, così da allargare le esperienze e i punti di vista, a due di loro (i teologi Pocher e Mazzer) è stato richiesto di proseguire la loro riflessione, iniziata lo scorso anno sui temi dell'incontro con Gesù ("Maestro, dove abiti?"). Ciò esprime un'utile continuità di riflessione, che prosegue con lo stesso linguaggio, stile e contenuti. E – almeno indirettamente – mostrano lo strettissimo legame tra le due proposte e le realtà che essi esprimono: non c'è Gesù senza Chiesa, non c'è Chiesa senza Gesù... non c'è cristiano senza un serio riferimento alla Chiesa, unica via per giungere a Gesù e al Padre suo.


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