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    San Francesco di Sales, maestro di vita spirituale per i giovani /1

    Il concetto dell’amicizia secondo San Francesco di Sales

    Wim Collin

    (NPG 2021-06-47)

     


    In questa serie di articoli della rubrica su San Francesco di Sales sono evidenziati alcuni temi contenuti nelle lettere e nei libri di San Francesco di Sales, ispiratore ed esempio per San Giovanni Bosco, ma anche per numerosi altri Santi. Alla vigilia dell’anno in cui viene ricordato il quarto centenario della morte del Santo Savoiardo, ritengo opportuno iniziare partendo dalla tematica dell’amicizia.
    “La nostra relazione, se è sana e autentica, ci apre agli altri che ci fanno crescere e ci arricchiscono” (FT, 89). Così scrive Papa Francesco nella sua Enciclica sulla fraternità e l’amicizia sociale. I nostri rapporti con gli altri ci fanno bene, ci fanno crescere, ci arricchiscono. È solo quando l’uomo è disposto a crescere che il significato profondo e il valore delle relazioni sociali vengono messe in luce; infatti il rapporto di amicizia rende entrambe le persone più umane. “Il legame […] di amicizia è orientato ad aprire il cuore attorno a sé, a renderci capaci di uscire da noi stessi fino ad accogliere tutti.” (FT, 89) L’amicizia allontana l’uomo dal proprio egoismo e dalla rigidità dei propri schemi mentali, liberandolo dai pregiudizi. L’amicizia spinge le persone ad aprirsi verso l’altro e verso il mondo. Papa Francesco scrive nella sua ultima enciclica che è solo uscendo da noi stessi e non vedendoci come il centro della vita e del mondo, ma proprio facendo amicizia, che possiamo diventare sempre di più ciò che siamo veramente.

    Idee diverse

    Francesco di Sales, nell’Introduzione alla vita devota, contenuta nelle lettere a Filotea, scrive che non si deve credere a ciò che viene riferito sull’amicizia. Chiunque ritenga che non sia necessaria, o che si tratti di uno spreco di tempo, o che, addirittura, distragga la mente e riempia il cuore di sentimenti cattivi, “si sbaglia”, afferma il Santo. È indispensabile per la vita di ogni essere umano avere o sviluppare ciò che il Vescovo chiama “una santa amicizia”. Sottolineando l’importanza dell’amicizia, aggiunge che il vero amico è un sostegno e un’ancora: è colui che ispira coraggio, che aiuta, che mette l’amico sulla via verso il bene.[1]
    Con il suo linguaggio semplice, Francesco insiste sulla presenza piuttosto comune di convinzioni errate riguardanti l’amicizia, sia per ciò che essa rappresenta realmente, sia sul modo in cui è possibile stringere un legame di questo tipo. L’amicizia in sé, spiega, è una cosa buona. Sembra che il Santo parli dell’amicizia come di una specie di alleanza, di un legame, o ancora di un patto stretto da due persone. Il termine alleanza significa che vi è una relazione reciproca, non si tratta semplicemente di un prendersi cura dell’altro, ma piuttosto indica un biunivoco investimento di forze. Ciascuno non soltanto riceve, ma è portato anche dare, e questo scambio tra le parti appare totalmente gratuito. Importante, come risulta dalle prime osservazioni di quanto scrive Francesco, è che l’amicizia ha come obiettivo quello di rendere migliore la vita dell’altro. L’amicizia ha, inoltre, uno scopo ben preciso: scoprire insieme ciò che è buono, vero e bello. E per questo il Santo Savoiardo definisce l’amicizia santa, il patto è dunque sacro.
    Da queste riflessioni sorgono spontanee alcune domande: Ma come è possibile tutto ciò? L’amicizia è qualcosa su cui dobbiamo lavorare, oppure qualcosa che scegliamo? È qualcosa che ci viene dato e per cui non possiamo fare nulla? Dobbiamo investire nelle amicizie oppure dobbiamo rimanere completamente passivi? Come nasce l’amicizia? Cosa possiamo fare per ottenerla? Vediamo alcune riflessioni contenute negli scritti di Francesco di Sales.

    Cos’è l’amicizia e come nasce?

    Nelle numerose lettere pervenute appartenenti al Santo, è possibile trovare molteplici riferimenti all’amicizia, al suo significato, al valore, e ai pericoli che si possono riscontrare. Molti uomini e donne dell’epoca si ponevano domande riguardo tale argomento, infatti l’amicizia era parte integrante della loro vita quotidiana. Frequentemente San Francesco alludeva all’amicizia tra se stesso e lo scrittore della lettera per illustrare o spiegare il vero significato del termine, citando molto spesso e con grande consapevolezza la parola “amare”, in riferimento al legame amicale. Nella lettera del 31 maggio 1607, si rivolge ad un caro amico affermando che l’amicizia tra loro è radicata nell’amore reciproco: “credo che il mio cuore non potrebbe amarvi come vi ama, se il vostro non lo attirasse con una segreta corrispondenza.”[2] I due amici si amano vicendevolmente, e  ciò è fondamentale per poter parlare di amicizia. Da qui apprendiamo che l’amicizia nasce e risiede nel cuore dell’uomo, ed è attratta da una forza sconosciuta, l’una verso l’altra. Esiste una attrazione quasi inspiegabile che avvicina tra loro le persone.
    Amarsi reciprocamente ed esserne consapevoli, scrive Francesco di Sales, sono caratteristiche necessarie della vera amicizia. Nell’Introduzione alla vita devota leggiamo: “Si può amare senza essere riamati; in tal caso c’è amore, ma non amicizia, perché l’amicizia è un amore ricambiato. Se non è ricambiato non è amicizia. Non basta che sia ricambiato l’amore: le parti che si amano, devono saperlo. Se non lo sanno, avranno tutto l’amore che vogliono, ma non ci sarà amicizia. In più coloro che si amano, devono avere qualche bene in comune a base della loro amicizia.”[3]
    L’amicizia nasce dunque nel cuore dell’uomo e sembra che entrambi gli amici traggano beneficio dall’amicizia, ma in verità questa non è la cosa più importante per Francesco. Nella stessa lettera dell’ultimo giorno di maggio scrive all’amico: “… ma resta sempre vero che i meriti sono una grande ragione, ma inutile… Voi sapete bene che vi ho detto mille volte che sapevo che mi amavate, e che amavo la nostra mutua amicizia non solo per il bene che essa mi procurava, ma specialmente perché il suo fondamento era eterno.”[4] E qui che troviamo scritta la cosa più importante sull’origine del patto: l’amicizia nasce a causa di chi sei, non per quello che fai o hai fatto; non per quello che puoi significare o hai significato per l’altra persona; non da un vantaggio, ma semplicemente perché quell’amico è quello che è.

    Qualità e caratteristiche dell’amicizia

    Se dunque l’amicizia esiste non per il bene di qualcosa ma per il bene di qualcuno, in questo rapporto può verificarsi un particolare tipo di scambio. Se vogliamo capire bene il concetto dell’amicizia secondo Francesco di Sales, dobbiamo interpretare questo scambio come l’esistenza di una specifica gradualità nell’amicizia, di una certa crescita ed evoluzione; del resto amicizia si erge su diversi livelli, che comportano la presenza di varie caratteristiche all’interno del rapporto. Crescere in amicizia significa che la qualità dell’amicizia, o la sua autenticità, non fanno altro che aumentare. “Più le virtù [vissuti e condivisi] saranno valide, più l’amicizia sarà perfetta. Se lo scambio avviene nel campo delle scienze, la tua amicizia sarà, senza dubbio, molto lodevole; più ancora se il campo sarà quello delle virtù, come la prudenza, la discrezione, la fortezza, la giustizia.”[5]
    Ovviamente, il Vescovo di Ginevra aveva una piena consapevolezza della realtà. Nelle sue lettere e nei suoi scritti dimostra di conoscere bene tanto la natura umana quanto quella delle relazioni che la caratterizzano. Come una medaglia si presenta con due differenti facce, così anche le amicizie possono avere una diversa natura, essere buone o cattive, e spetta all’uomo discernere ed evitare queste ultime. Le amicizie non buone sono quelle in cui non si cresce o non si impara qualcosa, si commettono azioni sbagliate, azioni che hanno radici in ideali cattivi o riprovevoli, e questo nel senso più ampio della parola. Nella stessa categoria di amicizie, ovvero quelle da evitare, vanno annoverate quelle amicizie che mirano al proprio profitto o al soddisfacimento di desideri caduchi e disonesti. Amicizie di questo tipo non hanno senso secondo Francesco, perché non si tratta di una vera amicizia, ma piuttosto un’amicizia falsa, con intenzioni e presupposti sbagliati.
    Anche amicizie con spirito di congrega, o che escludano gli altri, o ancora amicizie tra uomo e  donna equivoche o ambigue, oppure quelle “frivole” che occupano così tanto  la testa e la mente  da offuscare il vero scopo della loro esistenza, non sono forme buone di amicizia perché sono prive di una qualche prospettiva verso una crescita o uno sviluppo della propria vita. Francesco scrisse riguardo questo tipo di amicizia alla Signora de la Fléchère il 15 maggio 1612: “Ahimè, che razza di amicizia che ci porta via al lato dell’inferno!”[6]
    Un’amicizia vissuta in tal modo non è un dono da custodire, infatti, nell’Introduzione parafrasando Siracide, il Santo scrive: “L’amico fedele, è una forte protezione; chi lo trova, trova un tesoro.”[7]
    L’amicizia aiuta a vivere la vita in modo giusto e sicuro e Francesco esprime questo concetto attraverso una immagine poetica: “Coloro che camminano in piano non hanno bisogno di prendersi per mano, ma coloro che si trovano in un cammino scabroso e scivoloso si sostengono l’un l’altro per camminare con maggiore sicurezza.”[8] Ad esempio, quando Francesco scrive nel Trattato dell’Amore di Dio della persistenza o della perseveranza, afferma che uno dei mezzi che Dio mette a disposizione per affrontare la vita nei momenti difficili è per l’appunto l’amicizia.[9] Un amico non dimentica, non lascia perdere o non abbandona: “L’amicizia è il mortale nemico dell’oblio.”[10] Ed è per questo che conviene ascoltare sempre i buoni consigli degli amici.[11] Un amico può consigliare e offrire supporto grazie al suo punto di vista più distaccato ed equilibrato, poiché conosce le dinamiche ma il suo coinvolgimento marginale gli permette una visione più nitida e meno offuscata. Alla fine gli amici devono diventare un solo cuore e una sola anima. Meditando su una lettera ricevuta dal Vescovo di Lione, il Santo scrive: “Mi scrisse una lettera di favore, in cui mi pregava di stringere con lui una santa amicizia, alla maniera degli antichi vescovi della Chiesa, che avevano un solo cuore e una sola anima.”[12]
    Il bacio è il simbolo dell’amicizia, scrive in più volte Francesco di Sales. Il bacio è l’espressione del cuore e dell’anima e secondo Francesco la vera amicizia ha le sue radici nell’anima.[13] Gesù stesso ha baciato i suoi discepoli, così scrive in un’altra omelia, al ritorno dalle loro missioni, appunto perché li amava con tutto il cuore, perché erano i suoi amici, perché, come sostiene la Scrittura, erano un cuor solo e un’anima sola. Anche Paolo, afferma il Vescovo, “insegnava ai suoi discepoli: Salutatevi da me, dandovi il santo bacio. Chi bacia senza pretese e senza ipocrisia, ma con intento virtuoso, il fratello cristiano, testimonia in verità di amarlo.”[14]

    Amicizia in e da Dio

    L’amicizia è in grado di fare un grande e importante passo in avanti, elevandosi verso un livello superiore, così come attestano numerose lettere del Santo, arrivando ad avere origine e scopo in Dio. Quando lo scambio tra gli amici si fonda “nel campo della carità, della devozione, della perfezione cristiana, allora sì, che si tratterà di un’amicizia perfetta. Sarà ottima perché viene da Dio, ottima perché tende a Dio, ottima perché il suo legame è Dio, ottima perché sarà eterna in Dio.”[15]
    L’amicizia non raggiunge la perfezione solo quando diventa, per così dire, un’amicizia spirituale e sacra. Francesco di Sales è convinto che l’amicizia abbia le sue origini in Dio. Amicizia significa amarsi l’un l’altro, non per quello che si fa, ma piuttosto per ciò che si è. E l’origine di quell’amore per l’altro non può essere che Dio stesso. Nel 1593 il Vescovo scrive al suo amico del cuore, il senatore André Favre, che chiunque può amare e molti, secondo lui, possono farsi amare. Ma la capacità di far nascere amicizie spetta ad un’autorità trascendente.[16] Nell’amicizia l’uomo riconosce e trova la presenza divina: è nell’altro che l’uomo ama l’Altro. È lo Spirito di Dio stesso che è l’autore della sacra amicizia, come afferma in un’altra lettera.[17] E quest’amicizia rimane per sempre. Afferma con forza: “È vero che le amicizie e gli affetti fondati sulla gloria di Dio sono invariabilmente inviolabili, […] così che né il silenzio, né le distanze, né la varietà degli incidenti possono annullare ciò che Dio ha fatto.”[18]
    Nel capitolo sulla “vera amicizia” nell’ “Introduzione”, Francesco scrive e conclude: “Mi sembra che tutte le altre amicizie siano soltanto fantasmi a confronto di questa [la vera amicizia] e i loro legami anelli di vetro e di giaietto, a confronto del legame della devozione che è tutta di oro fino.”[19]

    Verso la perfezione

    La vera amicizia persiste, secondo Francesco di Sales, anche se gli amici scompaiono dalla vita, anche se muoiono, la vera amicizia esiste al di là della morte. “I miei amici muoiono, ma la mia amicizia non muore, perché ciò che è l’essenza dell’amicizia, ciò che amo è immortale, e così continua, parafrasando Aristotele, Geronimo e Agostino, Amicitia quæ desinere potuit, nunquam vera fuit. [L’amicizia che finisce non potrà mai essere vera.] “[20]
    L’amicizia conduce alla perfezione, l’amicizia rende le persone più complete. Francesco di Sales conclude il capitolo “sulla vera amicizia” con la frase: “La perfezione dunque, non consiste nel non avere amicizie, ma nell’averne una buona, santa e bella.”[21]

     

    NOTE 

    [1] Cfr. IVD, 187-188.
    [2] Lettre CCCXCIX, Œuvres: XIII, Lettres: Vol III, 288
    [3] IVD, 180.
    [4] Lettre CCCXCIX, Œuvres: XIII, Lettres: Vol III, 288
    [5] IVD, 186.
    [6] Lettre DCCLXXVI, Œuvres: Tome XV, Lettres: Vol V, 215.
    [7] IVD, 29; cfr: Siracide 6, 13-16.
    [8] IVD, 188.
    [9] TAD, 236.
    [10] Sermon XXVII, Œuvres: Tome VII, Sermons: Vol I, 232.
    [11] Lettre MCXC, Œuvres: Tome XVIII, Lettres: Vol VII, 189.
    [12] Lettre MCXXXII, Œuvres: Tome XVIII, Lettres: Vol VII, 88.
    [13] Sermon CXIII, Œuvres: Tome VIII, Sermons: Vol II, 196-197.
    [14] Sermon CLVIII, Œuvres: Tome VIII, Sermons: Vol II, 416.
    [15] IVD, 186-187.
    [16] Cfr. Lettre X, Œuvres: Tome XI, Lettres: Vol I, 26.
    [17] Lettre DCCLVI, Œuvres: Tome XV, Lettres: Vol V, 172.
    [18] Lettre MCLIII, Œuvres: Tome XVIII, Lettres: Vol VII, 125.
    [19] IVD, 187
    [20] Lettre DCCXI, Œuvres: Tome XV, Lettres: Vol V, 93-94.
    [21] IVD, 189.


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