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    Europa, giovani e pastorale giovanile /6

    Intervista e Loredana Martinas & équipe PG

    A cura di Renato Cursi

    (NPG 2023-08-51)

     

    1. Può tracciare qualche elemento caratteristico della condizione giovanile nel suo Paese? Come cultura giovanile e atteggiamenti di vita, come valori condivisi dai giovani, e nell’esperienza religiosa?

    La cultura in cui tutti viviamo, e di cui i giovani fanno parte, è una cultura di per sé cristiana ortodossa, ma che porta con sé ancora molte conseguenze dal regime comunista. Dal punto di vista religioso, pochissimi si dichiarano atei, ma in realtà la maggioranza sa molto poco della fede (ad eccezione dei giovani cattolici, che però sono una minoranza molto piccola).
    In genere nei giovani si sente molta apertura al nuovo, non hanno molti pregiudizi. Nonostante il mondo in cui vivono, si trovano tanti ragazzi con cuore puro e molto sensibili al soprannaturale. Spesso poi manca la volontà di perseverare...
    I giovani portano spesso le ferite dall’infanzia, per via della situazione famigliare nella quale sono cresciuti (genitori divorziati, alcolismo in famiglia, abbandono da parte dei genitori...) e questo spesso li fa sentire insicuri, insicuri nei rapporti e nel fare le scelte, soprattutto quelle per la vita. Una parte di questi ragazzi si impegna con tutte le forze per affermarsi nella vita, altri non hanno nessuna voglia di impegnarsi...
    In generale si nota nei giovani la difficoltà di decidere, soprattutto la difficoltà di fare delle scelte definitive, per tutta la vita.
    Spesso (certamente non tutti) hanno difficoltà a “puntare in alto”, ad avere grandi sogni ai quali dedicare la loro vita, si accontentano di una vita mediocre. Questo si riflette anche nella vita spirituale.
    Parlando dei giovani cattolici, ci sono quelli che prendono la loro fede molto sul serio, e con ciò attirano anche altri giovani a Dio; e altri, a cui piace partecipare alle attività della Chiesa ma non lasciano che il messaggio evangelico trasformi il loro stile di vita.
    Spesso i giovani nella Chiesa non fanno parte solo di una comunità particolare, hanno bisogno di sentire la libertà di fare parte contemporaneamente di quanti gruppi vogliono.
    Spesso hanno difficoltà ad essere propositivi e a prendere impegni seri, ma sono lieti di partecipare alle azioni concrete di solidarietà, per il bene del creato, dell’umanità, della Chiesa...

    2. Quali frutti hanno portato il Sinodo dei Vescovi su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, e l'esortazione apostolica “Christus vivit” alla pastorale giovanile nel suo paese? E quali sfide hanno lasciato?

    Sicuramente l’esortazione apostolica Christus vivit va ancora studiata e attuata, ed è un lavoro a lungo termine... Per dare possibilità a tutti di leggerla, l'abbiamo tradotta e pubblicata in bulgaro.
    Attualmente, per la pastorale giovanile, oltre gli incontri ed attività regolari dei giovani nelle parrocchie e diverse comunità e movimenti ecclesiali, ogni anno si organizza uno o più incontri nazionali dei giovani cattolici, per uno o più giorni.
    Un gruppo di consacrati sta lavorando per progettare la pastorale vocazionale dei giovani. Presso le singole comunità nella Chiesa esistono già varie iniziative in questo senso.

    3. La GMG di Lisbona ha smosso qualcosa nella PG e nell’attesa o partecipazione dei giovani? Le sembra una esperienza da valorizzare e/o da rivedere? Quale seguito ha nella prassi pastorale successiva?

    Essendo la Chiesa Cattolica in Bulgaria una minoranza, i giovani hanno bisogno di incontrare all’estero altri giovani, per incoraggiarsi nella fede e sentire di far parte della Chiesa universale. In questo senso sono importanti gli incontri internazionali dei giovani cristiani. Purtroppo per le condizioni economiche nel nostro Paese, sono più accessibili quelli che si svolgono non troppo lontano. Con l’aiuto di sponsor, però, è riuscito ad iscriversi - per la GMG di Lisbona - un numero abbastanza grande di giovani e c’è molta attesa. Durante l’anno si sono fatti tre incontri preparatori, durante i quali, fra l’altro, i giovani hanno potuto conoscere i “patroni” della GMG. A questi incontri hanno partecipato non solo quelli che fisicamente andranno a Lisbona, ma anche altri. Infatti in contemporanea alla GMG si svolgerà un incontro in Bulgaria, per quelli che non riescono ad andarci. Rimane la sfida di accompagnare loro dopo la GMG.

    4. In che modo i giovani del suo Paese partecipano al processo di preparazione della prossima assemblea ordinaria del Sinodo dei Vescovi sulla Chiesa sinodale? Dal suo punto di vista, sta cambiando qualcosa nel rapporto tra chiesa e giovani?

    Nella prima fase del processo sinodale in preparazione alla prossima assemblea ordinaria del Sinodo dei Vescovi sulla Chiesa sinodale, erano molto attivi anche i giovani, soprattutto a Sofia. Gli incontri sinodali sono stati molto attesi da loro e vi hanno partecipato con molto entusiasmo e responsabilità. I giovani hanno il desiderio di contribuire alla Chiesa e possono dare un valido contributo. Alle volte però si scoraggiano perché non si sentono presi sul serio dagli adulti.

    5. L’Europa nel suo insieme ha vissuto esperienze drammatiche: la grande crisi finanziaria, la pandemia, il flusso migratorio, la crisi climatica… e ora soprattutto la guerra in Ucraina con i rischi di allargamento e intensificazione del conflitto. Come la pastorale giovanile nel suo Paese sa cogliere queste sfide e offrire ai giovani piste di riflessione ed esperienze concrete per affrontare questi tempi e per ripensare il futuro dell'Europa?

    Proponendo loro azioni concrete di solidarietà. Per esempio la raccolta degli aiuti per i profughi dall’Ucraina. I bambini hanno fatto disegni sul tema pace, che hanno mandato al Presidente dello Stato, con la richiesta di fare qualcosa per fare fine della guerra. Con questo hanno partecipato all’iniziativa internazionale europea dei “bambini per la pace”.
    Anche varie altre iniziative di solidarietà che si sono fatte (per i bambini degli orfanotrofi, per i giovani di handicap mentali, per gli anziani, per le persone colpite dalle alluvioni...) li aiutano ad aprirsi alle necessità degli altri.
    Inoltre i giovani e i ragazzi sono sensibili specialmente ai problemi ecologici. Durante un campo giovanile dell’estate scorsa, abbiamo approfondito l’enciclica Laudato si’ (anch’essa tradotta e pubblicata in bulgaro), come anche altri temi legati all’ecologia, e svolto varie azioni per la salvaguardia del creato.
    Agli incontri con i giovani oltre agli temi spirituali e morali, si discute anche su tutti questi e altri temi di attualità. Tutto ciò forma in loro uomini nuovi, per un’Europa più sul pensiero di Dio.

    6. Quali buone pratiche di pastorale giovanile del suo Paese le sembrano particolarmente promettenti e replicabili in qualche forma in altri contesti?

    Eccone alcune:
    - Una buona pratica potrebbe essere il “time out” per la pace. È un’iniziativa internazionale che consiste nel fermarsi ogni giorno alle 12, ognuno là dove si trova, per un momento di preghiera per la pace. Questa pratica piace assai ai giovani e li fa sentire artefici della pace.
    - Gruppi di studio del catechismo della Chiesa Cattolica (oppure di YouCat), o dei documenti della Chiesa, dove ciascuno di loro prepara una parte, e poi si discute, con la presenza di un sacerdote o persona consacrata, che può spiegare e correggere, se serve, quanto detto.
    - Vacanze con i giovani, che danno molte possibilità di colloqui profondi e di parlare sui temi importanti...
    - Campeggi tematici (musica, ecologia, solidarietà...): attraverso l’azione, il gioco, i temi preparati, la condivisione e la preghiera, si impara a vedere ogni cosa in rapporto con Dio e con i Suoi occhi.
    - Fare conoscere i santi della loro età, attraverso diverse espressioni artistiche: film, concerti, musical, teatro...


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