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    Non bastano gli occhi

    per vedere

    occhi

    CITAZIONE
    «Ma se qualcuno giunge alla contemplazione con occhi ottenebrati dalle malattie e non purificati, oppure indeboliti, o anche incapaci per fiacchezza di sostenere la vista di oggetti molto splendenti, egli allora non vede niente, anche se un altro gli mostra che ciò che può essere visto è presente. Perché chi vede si deve applicare alla contemplazione, per rendersi congenere e affine alla cosa contemplata. Nessun occhio infatti ha mai visto il sole senza diventare simile al sole, né un’anima può vedere la bellezza senza diventare bella».
    (Plotino, Enneadi)

    COMMENTO
    Il vedere, il sentire, il capire, il rassomigliare: tutto ciò è erroneamente considerato "spontaneo". Infatti, pensiamo che sia spontaneo vedere dal momento che abbiamo occhi; spontaneo il sentire dal momento che possediamo sensazioni; spontaneo il capire poiché abbiamo un cervello. Ma non è affatto così. Il vedere è infatti frutto di uno sforzo che raccoglie l'intera esistenza e passione del vedente, che senza quello sforzo diventa soltanto un guardante; il capire è una fatica dell'anima senza la quale c'è soltanto il toccare superficialmente. Chi non ha fatto propria questa fatica non vede, non sente, non capisce, ma sfiora soltanto la superficie delle cose, non accorgendosi dell'enigma che soggiace a tutto quello che lo circonda e lo impregna. Plotino è il filosofo di quello sforzo e racconta la necessità di raccogliersi in un tutt'uno per poter vedere veramente quello che è il mondo e quel che sono io in esso.
    (Rick DuFer)


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