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    Una nuova rubrica di NPG

    PAROLE ADOLESCENTI

    Virginia e il professore

    5. L’Amicizia, il "foothold"

    dell'adolescenza

    Virgi rubricaCaro Prof,
    grazie per le due risposte sulla scuola. Mi piace quello che dice e... ci penso su spesso. La Sua esperienza e saggezza sono importanti, anche per questa studentessa chierese.
    Oggi vorrei parlarLe di una delle cose più belle e preziose della mia vita: l’amicizia. So che è una cosa scontata, ma non importa, Le dico quello che vivo (o inizio a vivere in modo diverso)Ma prima di iniziare Le parlo di un’idea che mi è venuta in mente in questi giorni. Deve sapere che a scuola ho iniziato a studiare la mitologia greca, e la adoro. Non ero mai entrata a contatto con questo mondo... e anche se parla di cose fuori dal quotidiano, "mitologiche" appunto, sento che mi dicono qualche di speciale per la mia stessa esperienza. Mi sta piacendo talmente tanto che ho deciso di fare un collegamento ad essa in questo e nei prossimi temi su cui Le scriverò. Non so se Le farà piacere, ma è un mio nuovo modo di pensare, e magari Lei mi spiegherà meglio quello che dirò con mie parole, magari un po' confusamente.

    Nella mia piccola esperienza, cos’è l’amicizia? Per me l’amicizia è rispetto, è carezza, è aiuto, è necessità. Sì, l’amicizia è necessità per tutti, come l’amore. Perché, in fondo, l’amicizia è amore e l’amore è amicizia. È molto difficile spiegarli, e anzitutto è difficile capirli nel momento in cui si provano. Io a quest’età sto sperimentando tutto per le prime volte, e Le assicuro che ogni volta che un sentimento d’amicizia o d’amore mi pervade io rimango disarmata. Non so mai come comportarmi. Me lo merito? Hanno sbagliato persona? Ma io sono davvero degna di amore? E come mai qualcuno dovrebbe veramente interessarsi a me e io persino piacergli? E io dovrei restituire lo stesso sentimento anche se magari non lo provo così?
    L’amicizia è un’enorme responsabilità, la sento sulle mie spalle e nel mio "piccolo" cuore. Non penso che bisogna mai darla per scontata o sottovalutarla. Perché l’amicizia è quello che ti tiene in piedi e ti fa sentire speciale. L’amicizia ti fa capire che anche tu puoi amarti, volerti bene, non è che sei presuntuosa o chiedi troppo. Quando ti senti speciale per qualcuno che, a sua volta, è speciale per te (per me), sento di poter arrivare lontano. Ti fidi di te stessa, hai voglia di andare oltre. Hai voglia di ridere e di amare con la semplicità con cui i bambini ridono e amano. E ti senti grata del regalo che queste persone speciali ti fanno. A questo punto ti senti in debito, vuoi ricambiare. Ed ecco perché l’amicizia è anche una responsabilità. Ma è la responsabilità più bella che ci sia. È un responsabilità che io, come credo e spero tutti, sono felice di assumere, ne accolgo il peso e la gioia.

    Riprendo adesso quanto Le accennavo all'inizio. Mi si sono illuminati gli occhi e il cuore quando ho scoperto cosa dice la mitologia al riguardo. Le faccio un po' un sunto, spero non si annoi troppo. Amicizia è stata una divinità greca e romana. Non viene citata spesso perché in genere viene associata alla figura di Afrodite o quella di Eros, dei dell’amore, proprio per lo stretto collegamento che c’è tra amicizia e amore. È figlia di Notte, dea della notte, ed Erebo, dio dell’oscurità, e di solito è rappresentata come una ragazza vestita di abito grossolano ai cui piedi è scritto: "La morte e la vita", e sopra la fronte: "L'estate e l’inverno". Dal lato destro ha il petto scoperto sino alla parte del cuore sul quale appoggia la mano indicando le parole: "Da lontano e da vicino”. Questo mi sembra possa indicare che l'amicizia non invecchia mai, e che rimane nei momenti brutti e nei momenti belli, nell’inverno e nell’estate, nella morte e nella vita. Perché l’amicizia è sicurezza, e se non è sicurezza non è amicizia.
    Ho anche sudiato (anche le etimologie mi stanno interessando parecchio) che l’amicizia, in inglese, si legherebbe alla parola foothold, cioè punto stabile, punto d’appoggio. Ed ecco perché è così importante per me, per noi. Nel caos dell'adolescenza, dove per definizione tutto è in continuo cambiamento e continua trasformazione, quale può essere il nostro foothold se non l’amicizia?

    Caro Prof, ho detto qualcosa di sensato?
    Sua Virginia

    marcoCarissima Virginia,
    con piacere ho letto la tua nuova lettera, segno che sei sopravvissuta al primo mese e mezzo di scuola, e naturalmente non avevo dubbi! A giudicare da ciò che hai scritto sull’amicizia, posso immaginare che anche tra i nuovi banchi e corridoi abbia trovato questo speciale sentimento; in effetti, uno dei segreti per alzarsi ogni mattina e vivere le 5 ore in aula è proprio quello di trovare una compagnia che dia significato alla giornata scolastica, quando non lo si riesce a scovare altrove. Per me, alla tua età era proprio così, e dentro questa compagnia riscoprivo pure il senso dello studio e di ogni disciplina…in verità esclusa la matematica, pazienza! Le tue definizioni di “amicizia” sono intense e al momento – ed è naturale – danno l’idea di un fiume in piena, di qualcosa di travolgente e stravolgente, tanto che sembra poterle vedere e toccare. Infatti l’amicizia, come ogni affetto, non è una teoria, bensì un’esperienza, un fatto, un incontro, una sorta di danza in cui prima si è ad una certa distanza e pian piano ci si avvicina a mo’ di un passo a due fino a sentire il reciproco respiro in un abbraccio. Dici bene che ci vuole responsabilità, anzi aggiungo abbandono e fiducia reciproca, per lasciarsi trasportare l’un l’altra al passo e al ritmo del battito del cuore. Ciò ha sempre una buona dose di rischio, persino di fallimento, di caduta, che solo l’esercizio quotidiano può aiutare ad affrontare e a superare, come anche la consapevolezza della fragilità e della libertà di entrambi. Coraggio, perché qualche volta accadrà che il fiume in piena diventi un rigagnolo, che il passo a due ceda al solista, che l’errore porti alla distanza; sarà normale, ci renderà tristi, richiederà l’assistenza dell’amore cioè della radice (am-) stessa dell’amicizia, quindi della parte più profonda e salda per ricominciare. A proposito, sta’ attenta, perché amicizia e amore non sono proprio sovrapponibili, né identici, e te ne accorgerai, ma non voglio anticiparti niente! Perciò mi aggrappo alla tua passione per la mitologia che, in un animo particolarmente sensibile e alla ricerca come il tuo, offre numerosi stimoli e qualche risposta, che è poi il fine del mito stesso, nato (e spesso adattato con modifiche) dinanzi alle tante domande dell’uomo dinanzi al mistero. Sì, mistero, perché la descrizione della dea dell’amicizia è un po’ enigmatica, considerato che è figlia delle tenebre e che le scritte dicono tutto e il contrario di tutto. A me sa un po’ di instabilità più che di foothold, quasi come l’oroscopo che dice a ciascuno quel che si vuol sentire dire in quel momento. Invece, l’amicizia deve essere decisa non alterna, chiara non tra le nebbie, determinata non tiepida, controcorrente non assecondante, luminosa non cieca. Fidati, te ne accorgerai. Intanto, lasciati dire - quando capita – sei un mito! Grazie. Coraggio sempre!
    Tuo prof.


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