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    Segnalazione e recensione

    fuoco vivo

    Invito alla lettura di Papa Francesco
    Introduzione di Rossano Sala
    Rilancio del cammino di Giacomo Costa 
    Elledici 2020 - pp. 608 - € 28,00

     



    IN ESTREMA SINTESI

    Questo importante testo ci colloca idealmente intorno al fuoco generato dal processo sinodale della Chiesa universale, che si è svolto dal 2016 al 2019, sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”.
    Il libro è composto di ben 32 contributi distinti in cinque significative “costellazioni”: 1) Antropologia, teologia e pastorale; 2) Accompagnamento, annuncio e animazione vocazionale; 3) Giovani, Chiesa e Sinodo; 4) Educazione, scuola e università; 5) Don Bosco, famiglia e oratorio.
    Al termine del decennio dedicato dalla CEI a Educare alla vita buona del Vangelo (2010-2020) il testo si propone di tenere desto l’impegno educativo e pastorale della Chiesa a favore di tutti i giovani, nessuno escluso.

    L'AUTORE
    Rossano Sala (Besana in Brianza, 1970) è Salesiano di don Bosco dal 1992 e sacerdote dal 2000. Ha ottenuto sia la Licenza che il Dottorato in Teologia Fondamentale presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di Milano sotto la guida del prof. Pierangelo Sequeri.
    Ha pubblicato Dialettica dell’antropocentrismo. La filosofia dell’epoca e l’antropologia cristiana nella ricerca di H.U. von Balthasar: premesse e compimenti (Glossa, Milano 2002) e L’umano possibile. Esplorazioni in uscita dalla modernità (LAS, Roma 2012).
    Il presente testo è preceduto da Pastorale giovanile 1. Evangelizzazione e educazione dei giovani. Un percorso teorico-pratico (LAS, Roma 2017).
    Ha partecipato a due Capitoli Generali della Congregazione Salesiana (2008 e 2020) e agli ultimi due Sinodi (quello ordinario sui giovani del 2018 in qualità di Segretario Speciale e quello straordinario sull’Amazzonia nel 2019 come Padre Sinodale).
    Attualmente è Docente Ordinario di Pastorale Giovanile presso la Facoltà di Teologia della Università Pontificia Salesiana di Roma. Dal 2016 è Direttore della rivista «Note di Pastorale Giovanile» e dal 2019 consultore della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi.

    IL CONTENUTO PER DISTESO


    Invito alla lettura
    L’INTELLIGENZA E IL DISCERNIMENTO, IL SINODO E L’EDUCAZIONE
    Papa Francesco

    Sono contento di poter introdurre il testo Pastorale giovanile 2. Intorno al fuoco vivo del Sinodo.
    Educare ancora alla vita buona del Vangelo del caro padre Rossano Sala, Salesiano di don Bosco.
    Lo faccio con piacere, come gesto di sincera riconoscenza per il lavoro che – insieme al padre Giacomo Costa sj – ha svolto al Sinodo sui giovani in qualità di Segretario Speciale.
    Ricordo molto bene il primo giorno dell’Assemblea sinodale, il 3 ottobre 2018, quando dicevo che nel lavoro di preparazione ci avevano lasciato la pelle! E come alla fine di quella intensa esperienza, il 27 ottobre, concludevo affermando che ci avevano lasciato anche le ossa, dopo quel mese di duro lavoro! È vero, si sono impegnati tanto per preparare, accompagnare e portare a compimento questo importante processo ecclesiale dall’inizio alla fine.
    Grazie tante, grazie davvero! Vorrei approfittare di questa bella occasione per confermare e ribadire alcune mie convinzioni in merito al lavoro della teologia, alla necessità di mettersi in discernimento, al Sinodo sui giovani che abbiamo vissuto e al prossimo evento riguardante il “patto educativo globale”.

    Il compito della teologia
    Alla domanda di un Dottore della legge, che vuole metterlo alla prova, il Signore risponde con estrema precisione: «“Maestro, nella legge, qual è il grande comandamento?”. Gli rispose Gesù: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti”» (Mt 22,36-40).
    Nel primo comandamento è espressa una totalità di dedizione a Dio che parte dal cuore, passa per l’anima e arriva all’intelligenza. Vorrei anzitutto ribadire che la laboriosità teologica, in quanto ricerca di Dio attraverso l’intelligenza, è espressione dell’amore a lui. La ragione è un grande dono di Dio, e nemmeno il più modesto, e penso che oggi più che mai abbiamo bisogno di teologi appassionati di Dio e del suo popolo. Infatti, come si vede dalla risposta del Signore, i due comandamenti stanno o cadono insieme e da essi dipendono le sorti dell’umanità.
    Per questo la teologia non può parlare astrattamente di Dio, separandolo dal mondo e dalle persone concrete, ma ha il compito di riflettere sul legame tra lui e gli uomini, offrendo a tutti ragioni di vita e di speranza. Non è un teologo colui che non ama il popolo di Dio, colui che separa il suo lavoro dalla propria appartenenza ai fedeli, credendosi superiore a loro piuttosto che al loro servizio. Invece è assolutamente vero che «le domande del nostro popolo, le sue pene, le sue battaglie, i suoi sogni, le sue lotte, le sue preoccupazioni, possiedono un valore ermeneutico che non possiamo ignorare se vogliamo prendere sul serio il principio dell’incarnazione» (Messaggio del Santo Padre Francesco al Congresso internazionale di teologia presso la Pontificia Università Cattolica Argentina, 1-3 settembre 2015).
    Ogni buon teologo, come ogni buon pastore, dovrebbe avere addosso l’odore delle pecore. Perché «teologia e pastorale vanno insieme. Una dottrina teologica che non si lascia orientare e plasmare dalla finalità evangelizzatrice e dalla cura pastorale della Chiesa è altrettanto impensabile di una pastorale della Chiesa che non sappia fare tesoro della rivelazione e della sua tradizione in vista di una migliore intelligenza e trasmissione della fede» (Incontro con la comunità accademica del Pontificio Istituto “Giovanni Paolo II” per Studi su Matrimonio e Famiglia, 27 ottobre 2016).
    L’intenzionalità pastorale è un elemento trasversale di ogni riflessione teologica. D’altra parte il teologo non lavora per sé stesso in forma autoreferenziale, ma sempre si impegna per edificare la Chiesa, per dare a tutti i membri del popolo di Dio un pasto solido, tenendo insieme con saggezza l’avventura della ricerca e il compito di alimentare la fede del popolo: per questo «il teologo deve andare avanti, deve studiare su ciò che va oltre; deve anche affrontare le cose che non sono chiare e rischiare nella discussione. Questo però fra i teologi.
    Ma al popolo di Dio bisogna dare il “pasto” solido della fede, non alimentare il popolo di Dio con questioni disputate. La dimensione di relativismo, diciamo così, che sempre ci sarà nella discussione, rimanga tra i teologi, ma mai portare questo al popolo, perché allora il popolo perde l’orientamento e perde la fede. Al popolo, sempre il pasto solido che alimenta la fede» (cfr. Discorso ai membri della Commissione Teologica Internazionale, 29 novembre 2019).
    Il testo che sto qui presentando, proprio perché è il frutto di un inestricabile intreccio tra riflessione teologica e esperienza pastorale, è più che raccomandabile. Certamente a partire dai contenuti dei singoli saggi, che il lettore potrà personalmente apprezzare, qui viene offerto soprattutto un modo di procedere adeguato per fare teologia nel nostro tempo.

    La necessità del discernimento
    Certo, passiamo ora al “nostro tempo”, quello che stiamo vivendo, l’unico che ci è dato da vivere. Sono convinto: stiamo vivendo dentro un “cambio d’epoca” del tutto speciale, che implica la maturazione di stili relazionali appropriati e di competenze specifiche. Direi che le due parole chiave sono “ascolto” e “dialogo”.
    Sono sempre impressionato dalla capacità di ascolto di Gesù. Nell’episodio dei discepoli di Emmaus, che ha guidato tutto il percorso del Sinodo sui giovani, Gesù all’inizio fa una semplice domanda e poi sta in silenzio e ascolta. Ascolta il cuore dei due discepoli delusi, si fa attento ai loro ragionamenti, entra in empatia con i loro affetti. Se Gesù è davvero, come dice l’Evangelii nuntiandi, «il primo e più grande evangelizzatore» (n. 9), allora dobbiamo imparare da lui. Soprattutto oggi è più che mai necessario entrare in onesto ascolto delle gioie e delle fatiche di ogni membro del popolo di Dio e soprattutto di ogni giovane. Sull’ascolto la Chiesa nel suo insieme deve ancora lavorare tanto, perché troppe volte, anziché “esperti di umanità”, passiamo per essere considerati persone rigide e incapaci di ascolto.
    All’ascolto segue il dialogo. Esso nasce dalla convinzione che nell’altro, in colui che ci sta di fronte, ci siano sempre delle risorse di natura e di grazia. Che la vita sia sempre una questione di scambio di doni, di dare e ricevere, di contraccambiare. È la legge della generosità e del dono: siamo amati per primi ma siamo chiamati a nostra volta ad amare, creando così un circolo di alleanze sempre più grandi e positive. E il dialogo è lo stile che esalta la generosità di Dio, perché riconosce che la sua presenza è in ogni cosa e che quindi bisogna trovarlo in ogni persona, avendo il coraggio di darle la parola. Era la grande convinzione di don Bosco, per il quale anche nel giovane più povero ed emarginato ci sarebbe stato sempre un punto accessibile al bene e una possibilità di realizzare qualcosa insieme. Perché? Perché l’amore di Dio non abbandona mai nessuno. Non dimentichiamolo mai! Ascolto e dialogo devono fiorire in una rinnovata capacità di discernimento. Non si tratta di trasformare ogni membro del popolo di Dio in un Gesuita! Per qualcuno il pressante invito al discernimento sarebbe una moda di questo pontificato, destinata a passare presto.
    Non è così, perché se diamo uno sguardo alla storia della Chiesa, nei grandi momenti di cambiamento sono emerse persone o gruppi che hanno vissuto un vero discernimento nello Spirito. Hanno individuato vie d’uscita inedite, strade nuove mai battute.
    Questa è anche la nostra epoca. Pensate solo – oltre alla rivoluzione digitale in atto, alla profonda crisi ambientale, al dramma delle migrazioni, alla piaga degli abusi, per citare solo alcuni dei più visibili fenomeni di questo inizio del terzo millennio – al tempo di pandemia che stiamo vivendo. Un tempo a cui nessuno avrebbe mai pensato solo qualche mese fa, che ha trasformato l’esistenza di tutti e che non sappiamo bene dove ci porterà. Tutto ciò ci invita a fare discernimento per garantire la prossimità con il popolo di Dio, per riformare l’economia e la finanza, per escogitare nuove forme di solidarietà e servizio. Come potremmo rispondere a tutto questo senza un adeguato discernimento? Certamente rischieremmo di soccombere all’ultima moda del momento, oppure ci rifugeremmo in pratiche del passato incapaci di intercettare la situazione singolare degli uomini e dei giovani d’oggi.

    La forza della sinodalità
    E arriviamo al Sinodo dei giovani. Mi è molto piaciuta l’immagine di questo processo come di un fuoco che pian piano è divampato. Richiama il grande desiderio del Signore: «Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!» (Lc 12,49).
    È il fuoco dell’amore di Dio certamente, quello che illumina e scalda ogni uomo. Ritrovarsi intorno al fuoco vivo del Sinodo significa riconoscere che questo evento è stato generativo ed è destinato a portare frutti abbondanti per il bene di tutti i giovani, nessuno escluso.
    Anch’io ho desiderato ardentemente il Sinodo sui giovani. Era un’aspirazione della Chiesa intera, che io ho fatto volentieri mia dopo l’esperienza dei due Sinodi sulla famiglia ed in continuità con essi. Abbiamo vissuto una straordinaria avventura insieme a tanti giovani.
    In vari contributi del testo di padre Sala è presente la convinzione che le due grandi colonne del Sinodo siano state il “discernimento” – di cui abbiamo già parlato sopra – e la “sinodalità”, che pian piano si è imposta alla nostra attenzione. Sono anche io convinto che i giovani abbiano aiutato la Chiesa a riscoprire la sua natura sinodale, perché ci hanno chiesto in mille modi di camminare al loro fianco: né dietro di loro né davanti a loro, ma al loro fianco! Né sopra di loro né sotto di loro, ma allo stesso loro livello! In questi anni ho insistito molto sul tema della “sinodalità”, perché abbiamo un urgente bisogno di riscoprire che la grazia battesimale è la piattaforma fondamentale della vita e della missione cristiana. Ed è per mezzo di questa grazia che ciascuno è chiamato ad essere un “discepolo missionario”. Non sono cose nuove, ma conseguenze chiare del Concilio Vaticano II che purtroppo facciamo ancora fatica a fare nostre. Ne sono proprio convinto e lo voglio ripetere ancora una volta: «Il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio» (cfr. Discorso per la Commemorazione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi, 17 ottobre 2015)! Per questo, dopo un adeguato discernimento, il 7 marzo scorso è stato annunciato il tema della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si terrà nel mese di ottobre del 2022: “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”. Penso che sia la giusta e coerente continuazione del Sinodo sui giovani, in cui ci è stato chiesto di annunciare il vangelo attraverso la fraternità, perché i giovani ci hanno ricordato che uno solo è il nostro Maestro e noi siamo tutti fratelli (cfr. Mt 23,8).

    Il patto educativo globale
    La sinodalità ci porta direttamente verso l’educazione. Certo, perché l’educazione non è uno sport individuale, ma di squadra! Tutti sono consapevoli che ci vuole un villaggio per educare, che sono necessarie molte alleanze per far crescere una persona in forma sana e integrale. Lo sapeva molto bene don Bosco, che prima di tutto ha pensato alle case salesiane come ad ambienti di famiglia dove ognuno poteva sentirsi a casa propria dentro un ambiente ricco di proposte coinvolgenti: un vero “ecosistema educativo” a misura di ragazzo, di adolescente e di giovane! Lo sappiamo dall’esperienza familiare e da quella sportiva, da quella scolastica e universitaria e da quella sociale, e così via: quando noi adulti non andiamo d’accordo l’educazione si blocca, le persone non maturano e tutto diventa difficile.
    Purtroppo non possiamo negare che «oggi è in crisi, si è rotto il cosiddetto “patto educativo”; il patto educativo che si crea tra la famiglia, la scuola, la patria e il mondo, la cultura e le culture. Si è rotto e rotto davvero; non si può rincollare o ricomporre. Non si può rammendare, se non attraverso un rinnovato sforzo di generosità e di accordo universale» (Discorso ai partecipanti al Convegno sul tema “Education: the global compact” organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, 7 febbraio 2020). Che cosa significa questo? Che ci vuole qualcosa di nuovo, che le diverse istituzioni con umiltà devono cercare vie di riconciliazione per il bene delle giovani generazioni, che tutti gli uomini di buona volontà sono chiamati a ritornare a fare squadra in vista di una rinnovata responsabilità verso i più piccoli e i più poveri.
    A partire dalla duplice constatazione della rottura del “patto educativo” e della necessaria “sinodalità” ho sentito il bisogno di promuovere la Giornata per il Patto educativo globale: si tratta di «un appello rivolto a tutti coloro che hanno responsabilità politiche, amministrative, religiose ed educative per ricomporre il “villaggio dell’educazione”. Il trovarsi insieme non ha l’obiettivo di elaborare programmi, ma di ritrovare il passo comune “per ravvivare l’impegno per e con le giovani generazioni, rinnovando la passione per un’educazione più aperta e inclusiva, capace di ascolto paziente, dialogo costruttivo e mutua comprensione”» (dal Discorso ai partecipanti all’Assemblea plenaria della Congregazione per l’Educazione Cattolica, 20 febbraio 2020). Questa giornata era prevista per il 14 maggio 2020, ma a causa della pandemia in atto è stata spostata al prossimo 15 ottobre 2020.
    Penso che il testo di padre Sala sarà di grande utilità per l’evento del “patto educativo globale”, perché è una miniera di riflessioni, esperienze e proposte a cui poter attingere a piene mani. A partire dalle “cinque costellazioni”, c’è solo l’imbarazzo della scelta! Concludo, dopo aver espresso alcune mie convinzioni, rinnovando il mio ringraziamento.
    Il testo che avete tra le mani è davvero interessante e opportuno per questo tempo.
    Dicevo scherzando a padre Sala che è un “mattone”, nel senso che è un testo denso, ricco e corposo. Ma noi tutti sappiamo che le case salde e sicure si costruiscono sulla roccia e con i mattoni, e non sulla sabbia e con i cartoni! Per accendere un fuoco che duri nel tempo non basta la paglia, ma ci vuole legna ben stagionata. Per crescere non bastano merendine stracolme di conservanti, ma serve cibo sano e nutriente. Così anche il pensiero ha bisogno di solidità, soprattutto in questo tempo assai liquido, dove tutto passa con estrema facilità e superficialità. Penso che don Bosco sarà contento di quest’opera, che certamente potrà aiutare tanti ad entrare nello spirito del Sinodo sui giovani e a orientarsi in un mondo in rapido cambiamento.
    Colgo anche l’occasione per ringraziare tutti i Salesiani di don Bosco e tutti i membri della Famiglia Salesiana per il loro impegno educativo e pastorale, soprattutto a beneficio dei giovani più poveri e abbandonati. Vorrei dirvi di andare avanti con coraggio, perché la missione salesiana è più attuale che mai. Il Papa è con voi! Avrei voluto tanto venire a Torino-Valdocco per incontrare i membri del Capitolo Generale 28, lo scorso mese di marzo. Non ho potuto farlo per via della pandemia in atto.
    Certamente troveremo qualche altra occasione per incontrarci.
    Vi chiedo infine di non dimenticarvi di pregare per me; lo farò volentieri per voi.
    Roma, nel Laterano, 24 maggio 2020, Solennità di Maria Ausiliatrice


    Introduzione
    CINQUE COSTELLAZIONI CHE ORIENTANO IL CAMMINO
    Rossano Sala

    La genesi Ho iniziato la mia avventura nello studio e nell’insegnamento della pastorale giovanile nel 2010, dopo aver concluso l’esperienza educativa e pastorale a tempo pieno. Venivo catapultato in un mondo a me quasi totalmente sconosciuto, e di cui avevo solo sentito parlare. Mi sono cimentato con passione in questo ambito della missione salesiana, a partire dall’intima convinzione che lo studio sia parte integrante del carisma di don Bosco. È infatti necessario non solo fare pastorale, ma anche pensare la pastorale, per non cadere nel pericolo tutt’altro che ipotetico di agire senza pensare.
    E devo dire che fino alla metà dell’anno 2016 le cose sono andate abbastanza bene: ho pian piano acquisito dimestichezza con lo studio della pastorale giovanile, ho incominciato a prendere le misure con gli studenti e con i corsi che mi erano stati affidati, ho reimpostato la mia vita nell’ottica dell’insegnamento universitario all’interno dell’Università Pontificia Salesiana.
    Poi, in questa ultima manciata di anni, la mia esistenza è repentinamente e radicalmente cambiata. Dal settembre 2016 il ritmo lineare e sistematico del mio incedere è entrato in una fase che definirei di intensa e permanente “turbolenza”. Ciò è accaduto per via di due grandi novità che si sono affacciate lungo il mio cammino: la richiesta di assumere la Direzione della rivista “Note di Pastorale Giovanile” e l’invito a prendere parte – prima come semplice esperto e poi, dal novembre 2017, in qualità di Segretario Speciale – alla grande e intensa avventura del Sinodo sui giovani. Entrambi gli impegni non sono stati cercati né voluti. Sono arrivati nella forma di un dono del tutto inaspettato e di un compito molto esigente.
    A partire da questi due impegni sono letteralmente saltate tutte le mie programmazioni.
    Le cadenze di lavoro, il calendario, gli spostamenti e tante altre cose hanno avuto un’accelerazione inimmaginabile. Sono entrato in un tempo di radicale “dipendenza” e “contingenza”.
    Il ritmo di una rivista è impegnativo, pieno di scadenze pressanti e di attenzioni da avere. Allo stesso modo il cammino sinodale è divenuto un percorso ad ostacoli, che sempre di più mi ha assorbito. Il tutto si è complicato anche perché l’abituale mole di lavoro all’Università Pontificia Salesiana non è mai venuta meno. Conferenze, convegni, tavole rotonde si sono susseguiti a ritmo incalzante, prendendo la forma di un fuoco vivo che si è ampliato sempre più e che solo in questi ultimi mesi, segnati dalla pandemia del Coronavirus, si è potuto circoscrivere.
    In base a tutto ciò, anche i miei programmi editoriali personali si sono logicamente trasformati. Avevo in mente di scrivere con calma un testo che raccogliesse gli appunti e le dispense delle lezioni che andavo pian piano definendo, ma tutto si è interrotto e non ha potuto essere portato a termine. Ma nel frattempo si sono accumulati tanti materiali: molti articoli pubblicati qua e là, tanti interventi scaturiti da richieste di vario genere e in vari territori, appunti preparati per convegni e incontri di varia natura e genere. Ho accatastato così tanta legna per accendere un grande fuoco.
    C’è sempre stato però un denominatore comune. Tutto ciò che ho prodotto in questi ultimi cinque anni, seppur in forma non sistematica, è stato attraversato da capo a piedi dalla preoccupazione concreta di pensare all’azione educativa e pastorale verso le giovani generazioni, unita all’ispirazione che è venuta dal recente cammino sinodale.
    Così è nata l’idea di pubblicare il testo che mi accingo ora a presentare. Per ordinare e rendere disponibili per il lettore tanti contributi che non sono stati generati da un progetto specifico pianificato. Per questo il tutto ha una forma che definirei “poliedrica”, in quanto spazia in vari campi. Raccoglie, rivede e rilancia interventi di varia natura destinati a un pubblico sempre diverso, e cerca di suddividerli in differenti sezioni tematiche.

    Il titolo
    Il titolo del presente testo rende conto della continuità e della discontinuità rispetto a ciò che lo precede. E probabilmente anche a ciò che lo seguirà. C’è una triplice attenzione che viene espressa.
    C’è innanzi tutto un primo elemento di continuità: Pastorale giovanile 2. Non partiamo dal nulla, ma ci appoggiamo su basi solide. Con mia grande sorpresa, il testo Pastorale giovanile 1. Evangelizzazione ed educazione dei giovani. Un percorso teorico-pratico (LAS, Roma 2017) ha avuto già ben tre ristampe e quindi meritava una continuazione. Si trattava di un testo frutto di una lunga riflessione e tanto confronto. Era il punto di arrivo di un autentico discernimento, destinato a garantire alcuni elementi “fondamentali” alla pastorale giovanile. Gettava delle basi per poter pensare alla pratica di quest’ultima in maniera seria e radicata in una buona teoria, in grado di sostenere l’edificio da tutti i punti di vista.
    C’è però un elemento di chiara novità, ovvero il lungo e articolato processo sinodale: mi sono infatti posto idealmente Intorno al fuoco vivo del Sinodo. Certamente il percorso sinodale intrapreso nell’ottobre del 2016 dal tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale” – e rilanciato dall’esortazione apostolica postsinodale Christus vivit, il 25 marzo 2019 – è stato la cosa più interessante capitata in questi ultimi anni nel mondo della pastorale giovanile.
    La Chiesa universale ha vissuto un viaggio entusiasmante, che speriamo fiorisca sempre più e ci porti frutti abbondanti nei prossimi anni. Sono stati per me tre anni indimenticabili, segnati da moltissimi doni: un’esperienza di Chiesa universale, la possibilità di conoscere e collaborare con tante persone di indubbia esperienza e qualità, la vicinanza speciale con papa Francesco, e tante altre cose che sarebbe difficile elencare qui. Il Sinodo rimane quindi l’evento ispirativo fondamentale per tutte le pagine che seguono.
    Un terzo elemento è ancora legato ad una certa continuità: Educare ancora alla vita buona del Vangelo. Si sta concludendo il decennio dalla Conferenza Episcopale Italiana dedicato a “Educare alla vita buona del Vangelo”. È stato anch’esso un percorso ricco di iniziative che hanno cercato di renderci coscienti di quanto abbiamo ancora da fare per uscire da quell’emergenza educativa di cui parlava Papa Benedetto XVI nel suo famoso discorso alla diocesi di Roma nel lontano 2007. Ora, a mio modesto parere, non si può pensare che dopo questo decennio sia terminata l’attenzione verso l’educazione delle giovani generazioni, perché si tratta invece di un compito permanente e inaggirabile per la comunità, sia civile che ecclesiale. Bisogna educare ancora, per il semplice motivo che bisogna educare sempre!

    La forma
    Se il lettore scorre solamente il sommario o l’indice del testo, gli apparirà in modo evidente che l’opera non è stata pensata per una lettura corsiva e progressiva, ma è costituita di una serie di “saggi” o “contributi” indipendenti tra loro, pur riscontrando una certa attinenza tematica e quindi una logica concatenazione di questi 32 anelli di una lunga catena. È quindi possibile e doveroso per il lettore partire dalla costellazione o dal contributo specifico a cui è più interessato e percorrere il cammino che più lo interessa. Anche la posizione delle diverse sezioni non ha nulla di immodificabile, perché non segue una logica stringente e consecutiva. Alcuni contributi potrebbero essere a loro agio anche in altre sezioni, perché i temi si rimandano e si intrecciano continuamente.
    Tale prospettiva intercetta chiaramente la pastorale giovanile come un “campo di azione” trasversale e dai confini non perfettamente delineati. Sono sempre più convinto che, dal punto di vista accademico, appare conveniente abbandonare l’idea della pastorale giovanile come “disciplina” specifica e circoscritta. Pensiamo invece che la pastorale giovanile, secondo la bella espressione della lingua inglese, debba essere intesa come un field of research.
    Cioè come un “campo di ricerca” ampio e articolato in cui sono presenti diversi apporti disciplinari e differenti punti di vista che trovano la loro unità intrinseca nell’intenzione educativa e pastorale in favore delle giovani generazioni.
    Ecco che, partendo da queste convinzioni, emerge l’immagine guida delle cinque parti del testo: quella delle “costellazioni”. Mi sembra che questa metafora possa aiutarci a rendere comprensibile la pastorale giovanile come un campo di studio ampio, esteso e spazioso.
    Una costellazione, lo sappiamo, è composta da varie stelle di diversa luminosità che si relazionano tra loro in forma ogni volta singolare. Così, anche le diverse costellazioni si richiamano e si rimandano vicendevolmente, formando l’armonia multiforme e poliedrica del cielo stellato.
    I 32 contributi che seguono, visti nel loro insieme, si propongono di tenere aperto quel cantiere permanente della riforma della Chiesa, che ha nella pastorale dei giovani una delle sue espressioni più avanzate, coraggiose e profetiche. Penso infatti che la pastorale giovanile dovrebbe essere immaginata sempre di più come un laboratorio educativo pastorale permanente per la rigenerazione della Chiesa intera. Il lettore troverà tante indicazioni sui diversi cammini in atto per il rinnovamento della vita della Chiesa, in modo che si mantenga vivo quel sano clima di discernimento tanto prezioso in questo travagliato e promettente “cambio d’epoca”.
    Un’altra indicazione è doverosa. Il lettore attento ravviserà che alcune espressioni o tematiche trattate si ripeteranno di tanto in tanto nei diversi contributi. Tale insistenza, che si è volutamente mantenuta, segnala almeno due cose importanti: primo, che l’indole dei contributi, come già detto in precedenza, non deriva da una programmazione specifica, ma è frutto di richieste precise a cui si è risposto in forma ugualmente puntuale; secondo, ed è l’elemento decisivo, gli argomenti e i temi ricorrenti sono da considerarsi delle convinzioni trasversali necessarie per fare educazione e pastorale oggi.

    La struttura
    Entriamo ora, seppur brevemente, nel dettaglio delle cinque costellazioni che compongono il testo, così da avere uno sguardo d’insieme sull’ampio e articolato campo di ricerca che è la pastorale giovanile.
    La prima costellazione (“Antropologia, teologia e pastorale”) è composta da sette contributi che spaziano in ambiti piuttosto sistematici e impegnativi. Essi offrono alcuni elementi di posizionamento della pastorale giovanile all’interno della teologia pastorale, in dialogo con le intuizioni e le proposte del Concilio Vaticano II e nel confronto con il prof. Riccardo Tonelli, che tutti riconosciamo come uno dei massimi punti di riferimento in materia. Insieme vengono raccolti alcuni approfondimenti specifici in ottica pastorale: il confronto con la potenza della croce, con il dramma della misericordia, con le sfide attuali dell’antropologia e con la cultura del dono.
    La seconda costellazione (“Accompagnamento, annuncio e animazione vocazionale”) raccoglie cinque contributi che partono dall’invito alla Chiesa a mettersi in gioco nella prospettiva dell’accompagnamento, che diventa uno stile nuovo a cui tutti siamo chiamati ad abilitarci.
    Solo in questo modo anche nel nostro tempo della tarda modernità potrà risuonare l’annuncio di Cristo. Frutto di uno stile di accompagnamento e di annuncio che si fanno prossimi a ogni giovane, prende forma l’animazione vocazionale non solo della pastorale giovanile, ma di tutta la pastorale della Chiesa.
    La terza costellazione (“Giovani, Chiesa e Sinodo”) è quella centrale, più corposa e strutturata.
    Raccoglie otto contributi che hanno a che fare più o meno tutti direttamente con il cammino sinodale. Si parte da un rapido sguardo sul mondo giovanile e si passa immediatamente alla presentazione dei tre documenti prodotti durante il cammino sinodale. Dopo la presentazione dell’Esortazione apostolica postsinodale Christus vivit, si offre un panorama delle principali tematiche emerse al Sinodo, e si conclude con quattro approfondimenti puntuali: il confronto con la liturgia, il discernimento vocazionale, la missione condivisa con i giovani e l’approfondimento dell’idea di “sinodalità missionaria”.
    Arriviamo così alla quarta costellazione (“Educazione, scuola e università”) che raccoglie cinque contributi legati a questa area tematica. Si parte, ancora una volta, dalle provocazioni sinodali in merito ad una pedagogia interpellante e si arriva, passando anche per la riflessione sulla pratica dell’Insegnamento della Religione Cattolica, fino all’entusiasmante frontiera della pastorale universitaria. In questa costellazione si offrono due contributi specifici riguardanti l’impegno scolastico secondo il carisma salesiano: il primo dal punto di vista più ispirativo e in dialogo con la cultura; il secondo più attento alle nuove frontiere della pedagogia contemporanea.
    La quinta costellazione (“Don Bosco, famiglia e oratorio”) è completamente dedicata al carisma salesiano. È composta di sette saggi che partono da un confronto tra la teologia di Papa Benedetto XVI e l’esperienza educativa di don Bosco, e si concludono con un commento pedagogico-pastorale al recentissimo Messaggio di Papa Francesco al Capitolo Generale 28, terminato il 14 marzo scorso. Gli altri contributi offrono diversi approfondimenti specifici: la radice mistica del carisma, l’idea di “Comunità Educativo Pastorale”, il coinvolgimento dei giovani nella missione salesiana, il rapporto tra pastorale e famiglia e infine l’attualità dell’oratorio nel terzo millennio.
    Dopo le cinque costellazioni segue un’Appendice che raccoglie la bibliografia aggiornata al 24 maggio 2020, sia dal punto di vista degli scritti (monografie, contributi e articoli) che di interventi orali (convegni, seminari e conferenze). I 32 contributi del testo hanno tutti a che vedere in un modo o in un altro con queste due fonti, che si è quindi deciso di mettere a disposizione per gli studiosi, cosicché abbiano a portata di mano un quadro completo a cui fare riferimento.

    Ringraziamenti
    Tanti sono i ringraziamenti che dovrei fare, ma mi limito ai quattro più importanti.
    Primo, al caro don Giancarlo De Nicolò, a cui dedico con gioia l’intero testo. Uomo saggio e intelligente, allegro e arguto, dedito da sempre alla causa della pastorale giovanile. La sua presenza e la sua parola mi hanno fatto tanto del bene e continuano a farlo quotidianamente.
    Da molti decenni è l’instancabile redattore della rivista “Note di Pastorale Giovanile”. È per me l’immagine della Chiesa feriale, della santità laboriosa e silenziosa, di quell’onorare la quotidianità che imita la vita del Signore a Nazareth.
    Secondo, ringrazio di cuore Maria Rattà, che ha onorato le parole di cui sopra. A lei è toccato l’impegno di lettura, rilettura e correzione di tutto il testo. Qui si può parlare, senza alcun errore, di resistenza ad oltranza senza alcuna resa, viste la mole e la difficoltà dell’impresa! Posso dire in tutta sincerità e verità che senza la sua disponibilità ciò che segue non avrebbe mai visto la luce. Insieme a lei ringrazio Massimo Selleri, un amico e fratello, per i preziosi e mai scontati consigli in fase di redazione finale del testo.
    Terzo, desidero ringraziare il caro padre Giacomo Costa sj, compagno e amico nella affascinante avventura del Sinodo dei giovani, che abbiamo condiviso dall’inizio alla fine, passo dopo passo, camminando insieme in forma sinodale. A lui devo davvero tanto, perché mi ha incontrato così com’ero e mi ha aiutato a crescere, crescendo insieme con me. La sua pazienza, prudenza e fortezza sono state messe a dura prova, ma hanno dato buona prova! Grazie a lui anche per il “Rilancio del cammino”.
    20 Introduzione Infine, ultimo ma non ultimo, non posso dimenticare di ringraziare Papa Francesco, con cui in questi anni di impegno per il Sinodo sui giovani è maturata una vera e propria sintonia spirituale e anche un’amicizia sincera. Un dono del tutto immeritato di cui non finirò mai di essere grato al Signore. Lo ringrazio anche per le affettuose, profonde e fraterne parole che ha indirizzato a me e ai lettori nel suo prezioso “Invito alla lettura”.


    Rilancio del cammino
    VERSO UNA “ECOLOGIA INTEGRALE”
    Giacomo Costa

    Sono davvero riconoscente per l’invito a “rilanciare il cammino” al termine di questo testo Pastorale giovanile 2. Intorno al fuoco vivo del Sinodo. Educare ancora alla vita buona del Vangelo.
    È un grande gesto di amicizia e di gentilezza da parte dell’amico e fratello don Rossano, con cui ho condiviso un tratto significativo della mia esistenza.
    In queste pagine cercherò di offrire, come don Rossano mi ha chiesto, alcuni elementi per proseguire nel decennio che si sta aprendo, facendo tesoro di ciò che questo testo ha raccolto con grande passione e profonda competenza, nella convinzione che si stia aprendo un’inedita stagione per l’umanità e per la Chiesa. Permettetemi però di anteporre alcune parole sul percorso che io e don Rossano abbiamo compiuto insieme fin dai primi momenti del cammino sinodale: spero che anche questo vi dia un’interessante chiave di lettura del testo che avete tra le mani.

    Gemelli diversi, insieme
    L’esperienza come Segretario Speciale del Sinodo sui giovani è stata certamente un dono incommensurabile, tanto inaspettato quanto gradito. Il fatto di averlo condiviso con don Rossano è stato, senza ombra di dubbio, un “dono nel dono”, di cui sono ancora grato al Signore. Non oso nemmeno immaginare che cosa avrebbe significato affrontare da solo una così grande responsabilità ecclesiale! Ci siamo fin dall’inizio ritrovati “gemelli diversi”. Gemelli perché entrambi religiosi, entrambi direttori di una rivista, entrambi stracolmi di impegni ed entrambi scelti per un medesimo incarico. Diversi perché lui Salesiano e io Gesuita, perché io più dentro l’ambito sociale e culturale e lui più esperto in ambito educativo e pastorale, io più riflessivo e lui più attivo. Il Papa ci ha sempre chiamati “gemelli”, ma noi ci siamo sempre ritrovati “diversi”! Eppure questa comunanza unita alla nostra diversità è stata un punto unitario, sorprendente e decisivo in quello che abbiamo fatto insieme. Sappiamo che la comunione, a partire dal mistero della Trinità fino ad arrivare a noi, non può che essere un’unità dei diversi, i quali pur mantenendo la loro alterità creano una totalità superiore e irraggiungibile a partire dalle differenti singolarità.
    Così è stato per noi in quella grande avventura triennale del Sinodo sui giovani. Lavorando insieme, di giorno e anche di notte – perché nel mese dell’Assemblea sinodale non si fanno le “notti bianche”, ma si fanno parecchie “notti in bianco”! – abbiamo visto che le nostre differenze si sono rivelate una grande ricchezza per il bene di quello stavamo facendo, per il bene dei giovani, della Chiesa e del mondo. La nostra alterità poteva essere un’occasione per scontrarci o per cercare di cambiarci, e invece, dopo un tempo necessario per conoscerci per bene, è diventata una grande possibilità: quella di avere un orizzonte più ampio e uno sguardo più profondo, di fare proposte più integrali e integrate.
    Siamo stati contenti dell’esperienza vissuta e siamo cresciuti pregando, lavorando, organizzando, animando insieme, diventando un poco migliori rispetto a quello che eravamo. E quando ci hanno chiesto consigli per il Sinodo successivo a quello dei giovani, la prima cosa che entrambi abbiamo detto è stata questa: “Per favore, nominate due Segretari Speciali, perché si sostengano, si completino, si custodiscano a vicenda”. E infatti, come abbiamo potuto vedere, anche al Sinodo speciale sull’Amazzonia dell’ottobre del 2019 sono stati nominati due Segretari Speciali. È tra l’altro molto più “sinodale” lavorare in due che da soli, ed è importante sperimentare e testimoniare concretamente la disponibilità ad ascoltarsi e mettersi in gioco per quel “camminare insieme” che si vuole proporre anche ai livelli diversi della Chiesa.

    Ripartiamo dal Sinodo
    Don Rossano, in tantissimi contributi del testo, presenta il cammino del Sinodo. La maggior parte dei 32 saggi è “contaminata” da ciò che è avvenuto al Sinodo. Effettivamente di questa esperienza resta veramente una grande eredità per i prossimi anni. Ci sarà molto da studiare e meditare, tanto da imparare e assimilare. In forma sintetica mi ha molto colpito il contributo n. 16 (Insieme sulla via di Emmaus. Per una ricezione virtuosa del cammino sinodale), perché mi pare che sia proprio il centro prospettico da cui partire per leggere tutti gli altri contributi. Offre una criteriologia adeguata, fornendoci un metodo di lettura e un ordinamento dei tantissimi materiali generati dal cammino sinodale. E lo fa prendendo avvio dai quattro grandi principi espressi nella parte finale dell’Evangelii gaudium. Essi restano, a mio modesto parere, dei punti di riferimento metodologici permanenti per il prossimo decennio e anche oltre.
    Primo, il tempo è superiore allo spazio. Occupare spazi è espressione di potere, di clericalismo, di arroganza. Tutte cose che portano alla “superbia della vita” e che non edificano, ma mortificano le persone e le comunità. Generare processi che si distendono nel tempo invece è il chiaro segno che il regno di Dio è in mezzo a noi, e che si fa largo dentro la storia. La Chiesa, se vuole camminare sulle orme del Signore, ha bisogno di diventare sempre meno apparato burocratico di gestione del potere e sempre più generatrice di processi virtuosi di crescita comunitaria.
    Secondo, l’unità prevale sul conflitto. In questo inizio del terzo millennio assistiamo a una violenza nelle relazioni e a un uso sempre più strumentale dei legami. Il mondo digitalizzato a volte rafforza e incrudisce tali dinamiche. E questo si registra a tutti i livelli, sia sociali che ecclesiali: pensiamo solo al mondo della politica, dove l’insulto e la denigrazione sono all’ordine del giorno. Ma questo lo vediamo troppe volte in casa nostra, nella Chiesa, dove il rispetto, la discrezione, il silenzio e la preghiera lasciano il posto a continui e oramai sempre più insopportabili “hate speech”. Eppure il segno del discepolato cristiano dovrebbe essere Verso una “ecologia integrale” 591 proprio la koinonia, ovvero quella comunione che nasce da Dio e si diffonde dappertutto come il “buon profumo di Cristo”.
    Terzo, la realtà è più importante dell’idea. Al Sinodo abbiamo fatto un bagno nella realtà, al di là di tutto ciò che si sente dire dei giovani. Abbiamo toccato con mano che il generico e anonimo “si dice” molte volte non ha nulla a che vedere con ciò che realmente accade nella vita e nel cuore dei giovani, che sempre hanno mostrato sensibilità, appartenenza e collaborazione. I giovani ci hanno stupito in positivo, sempre! Le nostre idee “su” di loro sono state convertite dal nostro camminare “con” loro. La realtà continua ad essere la prima grande maestra di vita, il punto di partenza per ogni discernimento educativo, pastorale, culturale e sociale.
    Quarto, il tutto è superiore alla parte. Quest’ultimo principio ci pone tutti su un piano di umiltà. Non siamo tutto e non dominiamo il tutto. Siamo una piccola pietruzza di un mosaico che è molto più grande di noi e di cui non possediamo la mappa complessiva. Partecipare ad un evento di Chiesa universale, come è stato il Sinodo dei giovani, ci fa sentire piccoli e poveri. Ma insieme ci invita a dare con coraggio il nostro apporto per un tutto che è superiore e migliore di ognuno noi preso singolarmente.
    Ecco, penso che il Sinodo ci abbia restituito prima di tutto un modo di procedere, uno stile per camminare insieme, che fa davvero la differenza. Prima che dei contenuti – “Che cosa stiamo facendo” – siamo chiamati a preoccuparci dei metodi – “In che modo lo stiamo facendo”. In questo senso mi è molto piaciuta la sintesi di don Rossano nel contributo n. 20, quando si parla del necessario passaggio dal fare per all’essere con. È proprio così! Quando “abbiamo fatto” qualcosa per i giovani, li abbiamo esclusi e abbiamo rischiato di applicare le nostre categorie preconfezionate alla loro esistenza. Quando invece “siamo stati” con i giovani, vivendo secondo la logica dell’ascolto e del dialogo, siamo cresciuti con loro e siamo diventati più uomini, più cristiani, più autenticamente cattolici.
    Verso una nuova stagione In questa raccolta di contributi don Rossano ha espresso in vari passaggi la convinzione che si chiuda un decennio (forse anche una intera stagione, che si era aperta dopo la Seconda Guerra Mondiale) e se ne apra un altro. Senza dubbio, in questo prossimo decennio che sta incominciando il compito educativo non può essere portato avanti con le solite abitudini, pensando che sui giovani abbiamo detto e fatto tutto quello che era necessario.
    Tutt’altro: come recita il sottotitolo dell’intero volume, siamo chiamati a “Educare ancora alla buona vita del Vangelo”. Mi si dirà: essere ragazzi, adolescenti e giovani fa parte dell’esistenza umana in quanto tale, fa parte dello sviluppo umano che esige prossimità, accompagnamento e formazione. Si tratta di qualcosa di permanente e che sempre va ogni volta ripreso da capo. Certamente è così, ma sta cambiando la modalità dell’educazione e della pastorale dei giovani. E c’è più discontinuità che continuità. Vorrei dire, a questo proposito, che non sappiamo davvero dove stiamo andando: nessuno lo sa con precisione e chi afferma di saperlo con sicurezza sicuramente sta barando, perché in questo momento storico il cambiamento è troppo rapido per essere dominato. Se prima era difficile avere delle “ricette pronte”, adesso è proprio impossibile! E poi, a confermare la verità di queste intuizioni, c’è la grande pandemia in atto a livello mondiale. Un evento che tocca tutti gli uomini e che nessuno aveva realmente pronosticato, almeno in queste dimensioni! Cose da film fantasiosi, buoni per passarci una serata di relax, “da schermo” e non “da realtà”. Invece siamo stati chiusi in casa più di due mesi, e la stessa esperienza la sta vivendo metà dell’umanità. La pandemia ci ha inserito in un tempo diverso, che non avevamo mai percepito così. Un tempo di oscurità e di morte, ma anche di gesti straordinari di amore. Tempo di silenzio ossessivo e forzato, ma anche possibilità di recupero di una capacità contemplativa che avevamo perso.
    Non sappiamo quando e come finirà tutto ciò. Siamo certi che molte cose cambieranno, ma non sappiamo in che modo. Come è ben affermato all’inizio del contributo n. 22, citando il profeta Geremia si dice che «anche il profeta e il sacerdote si aggirano per il paese e non sanno che cosa fare» (Ger 14,18). La criticità che stiamo vivendo a livello globale è destinata senza dubbio a cambiare le regole del gioco, anche se in realtà non sappiamo se in meglio o in peggio.
    Tutti noi sogniamo che quando ciò che sta avvenendo finirà, ne usciremo più maturi.
    Ovvero più solidali, più capaci di amicizia, comprensione e sguardo amorevole. Speriamo tutti di essere più consapevoli della nostra responsabilità gli uni verso gli altri, del fatto di trovarci sulla stessa barca, destinati a salvarci o perire insieme. Ma non è per nulla scontato che le cose vadano così.
    C’è infatti il pericolo che le cose si orientino nella direzione opposta, che ognuno si chiuda ancora di più nei propri interessi privati e personali, regionali o nazionali, etnici o religiosi. Che si voglia riprendere e continuare tutto come era prima. Se le cose prenderanno questa piega, il mondo non metterà da parte gli aspetti che lo rendono più simile a un grande inferno: aumenterà l’isolamento, cresceranno i conflitti, lieviterà la mercificazione delle persone. Sarà il trionfo dello sfruttamento della terra, della globalizzazione dell’indifferenza e si amplierà esponenzialmente la cultura dello scarto. Tutto andrà a detrimento dell’umanità intera, ma a pagare il prezzo più alto saranno i giovani.
    Dove andremo dunque? Dipende da noi, dalle nostre scelte personali e comunitarie. Ed è una questione di fede! Come cristiani ciò dipenderà dal modo in cui imposteremo il nostro essere Chiesa come comunità di salvati dall’unico Signore che ci fa tutti fratelli. Si apre qui quella che mi piace chiamare la “profezia della pastorale”. Certo, perché la Chiesa, in quanto sacramento universale di salvezza, è un piccolo segno efficace di un modo di essere e di vivere che anticipa la pienezza del regno di Dio. La pastorale della Chiesa – sia essa educativa, catechistica, vocazionale, culturale, sociale – non può che essere una profezia a beneficio di tutti gli uomini. Il nostro modo di vivere, camminare, gioire e patire può essere un segno luminoso per tutti gli uomini e le donne del mondo intero. E ci allenerà a riconoscere quando la luce brilla là dove non ce lo aspettiamo, al di là delle frontiere che siamo sempre pronti a innalzare. In questo, soprattutto i giovani non smettono mai di stupirci!

    Pensare e vivere in termini di “ecologia integrale”
    Se non sappiamo bene dove andremo, abbiamo però una prospettiva e un metodo che possono guidarci in modo particolare nel compito di educatori. Sono quelli dell’ecologia integrale, che trova espressione nel magistero della Chiesa a partire dall’enciclica Laudato si’ di papa Francesco, e che non possono essere ben compresi al di fuori della prospettiva tracciata dall’Esortazione apostolica Evangelii gaudium.
    L’ecologia integrale, o la cura della casa comune – le due cose sono strettamente collegate –, è presentata dall’Enciclica come una esperienza umana integrale – quella di cui Francesco di Assisi è modello – e come uno stile di vita proposto a ciascun essere umano e a tutta l’umanità. Nella nostra società pluralista circolano molti altri progetti di vita, a partire da quello della gratificazione consumistica che «è il riflesso soggettivo del paradigma tecno-economico» (Laudato si’, n. 203). Con quale criterio ne sceglieremo uno anziché un altro e a quali risorse faremo appello per rimanervi fedeli quando inevitabilmente si manifesteranno difficoltà e ostacoli? Capite così che l’ecologia integrale non è soltanto un concetto da studiare, né tantomeno è una prospettiva “verde”, che riguarda solo l’ambiente. Quante volte è stata presentata in maniera riduttiva! È invece una prospettiva articolata, che collega tante dimensioni del nostro modo di leggere la realtà e di viverla, tante discipline e tante saggezze, tante professionalità e tante spiritualità. È quindi una proposta da approfondire e da mettere in pratica: «Uno sguardo diverso, un pensiero, una politica, un programma educativo, uno stile di vita e una spiritualità» (Laudato si’, n. 111).
    Penso che sia chiaro, così, che l’ecologia integrale non possa essere una ricetta già pronta, ma al tempo stesso essa ci offre tanti fari che illuminano il cammino, tanti punti su cui appoggiarci e costruire nel prossimo decennio: «L’intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta; la convinzione che tutto nel mondo è intimamente connesso; la critica al nuovo paradigma e alle forme di potere che derivano dalla tecnologia; l’invito a cercare altri modi di intendere l’economia e il progresso; il valore proprio di ogni creatura; il senso umano dell’ecologia; la necessità di dibattiti sinceri e onesti; la grave responsabilità della politica internazionale e locale; la cultura dello scarto e la proposta di un nuovo stile di vita» (Laudato si’, n. 16). Ciò richiede una visione di lungo termine, che deve concretizzarsi nei luoghi e negli spazi in cui si coltivano e si propagano l’educazione e la cultura, si crea consapevolezza, si forma alla responsabilità politica, scientifica ed economica, e, in generale, si procede ad azioni responsabili. Il tutto fondato su una capacità di contemplare e una profonda spiritualità. In una prospettiva integrale non si possono separare la «preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore» (Laudato si’, n. 10) dalla presa di coscienza della responsabilità di ognuno di noi verso se stesso, verso il prossimo, verso il creato e verso il Creatore.
    Vivere l’ecologia integrale richiede poi oggi un’autentica disponibilità al dialogo. Sia ben chiaro: non si tratta di perdersi o annacquare l’identità cristiana. Si tratta piuttosto come cristiani di imparare a vivere in una società multiculturale; e i giovani sono molto sensibili a questo. Un dialogo che non può limitarsi allo scambio di idee, ma che deve assumere la dimensione operativa del “fare insieme” e quella sinodale del “camminare insieme”: esso potrà rivelarsi anche un’occasione di annuncio e far avviare percorsi di riscoperta della spiritualità e di conversione, anche a partire dall’impegno per la casa comune. Uno sforzo particolare è necessario per garantire che al dialogo prendano parte anche i più poveri ed esclusi, tra cui tanti giovani.
    La sfida pastorale ed educativa in una prospettiva di ecologia integrale è quindi quella di promuovere una nuova sensibilità che «recuperi i diversi livelli dell’equilibrio ecologico: quello interiore con sé, quello solidale con gli altri, quello naturale con gli esseri viventi, quello spirituale con Dio» (Laudato si’, n. 210) e che renda capaci di affrontare situazioni inedite e non prevedibili, a «disporci a fare quel salto verso il Mistero» (Laudato si’, n. 210).
    Questa educazione richiede così una trasformazione personale in termini di motivazioni forti che generino nuove abitudini e uno stile di vita più responsabile e consapevole della dignità di ogni persona.
    In questa prospettiva l’esperienza che si propone ai giovani diventa realmente un patrimonio di cui si appropriano solo dopo un ritorno riflessivo su ciò che hanno vissuto in tutta la sua profondità e ricchezza, intellettuale ed emotiva. È questo passaggio riflessivo a mettere insieme realtà e idee, abilitando a una decisione libera e consapevole in vista di un passaggio all’azione, che diventa la base di una successiva esperienza. Va sottolineato come non si tratti di una operazione astrattamente intellettuale, ma che richiede l’esercizio di tutte le facoltà e capacità della persona, favorendo l’integrazione di mente e cuore, di razionalità, emozioni e desideri. Anche questo fa parte del progetto dell’ecologia integrale.
    Essa chiede di lasciarci «toccare in profondità» (Laudato si’, n. 16) dai dati della realtà ricevuti dalle scienze e dall’esperienza; finché questo non accade, a livello esistenziale si resta nel campo dell’astrazione e dell’intellettualismo, con il conseguente rischio di non trovare una motivazione diversa dall’ideologia per passare all’azione, e soprattutto di non riuscire a perseverare nel proprio impegno.
    Ma l’ecologia integrale richiede anche un ultimo ingrediente “segreto”, che indica profondamente la via da seguire e orienta il discernimento di fronte all’incertezza: la gioia.
    «Camminiamo cantando! Che le nostre lotte e la nostra preoccupazione per questo pianeta non ci tolgano la gioia della speranza» (Laudato si’, n. 244). È chiaro che questa gioia che percorre l’intera enciclica, non è una euforia spensierata e superficiale, destinata a finire nello stordimento o nella delusione al primo scontro con la realtà. È piuttosto il gusto profondo che lascia ogni esperienza di pienezza umana autentica, che «ci restituisce il senso della nostra dignità, ci conduce ad una maggiore profondità esistenziale, ci permette di sperimentare che vale la pena passare per questo mondo» (Laudato si’, n. 212). Una volta provato, questo gusto resta impresso nella profondità della persona, diventando così stimolo a cercare nuove occasioni per sperimentarlo, criterio per valutare la bontà delle proprie scelte e riserva di energie a cui attingere per confermare l’impegno di fronte alle inevitabili difficoltà e sconfitte. Il credente non faticherà a riconoscere l’affinità tra questa gioia e quella del vangelo, che «riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù» (Evangelii gaudium, n. 1).
    Penso che per fare pastorale giovanile nel prossimo decennio bisognerà partire da questo sguardo, che non può essere sostenibile senza una autentica «solidarietà fra le generazioni» (Laudato si’, n. 159): verrebbero meno le condizioni di possibilità della stessa azione pastorale! Dobbiamo domandarci, come premessa all’azione pastorale: «Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo? Questa domanda non riguarda solo l’ambiente in modo isolato, perché non si può porre la questione in maniera parziale. Quando ci interroghiamo circa il mondo che vogliamo lasciare ci riferiamo soprattutto al suo orientamento generale, al suo senso, ai suoi valori» (Laudato si’, n. 160).
    Se davvero tutto è connesso, significa che tutto ciò che facciamo ha una conseguenza non solo per noi stessi, ma anche per tutti gli altri. Sono profondamente convinto che questo valga ancora di più per la pastorale della Chiesa: la pastorale è una, perché tutto è connesso e tutto ciò che facciamo in un campo della pastorale ha conseguenze per tutti gli altri. Incominciamo dunque ad affrontare il tempo in cui stiamo per entrare nella prospettiva dell’ecologia integrale, così da poter offrire ai giovani che incontriamo ragioni di vita e di speranza concrete, realizzabili e vivibili.


    INDICE GENERALE

    Invito alla lettura
    L’INTELLIGENZA E IL DISCERNIMENTO, IL SINODO E L’EDUCAZIONE
    Il compito della teologia
    La necessità del discernimento
    La forza della sinodalità
    Il patto educativo globale

    Introduzione
    CINQUE COSTELLAZIONI CHE ORIENTANO IL CAMMINO
    La genesi
    Il titolo
    La forma
    La struttura
    Ringraziamenti


    Prima costellazione

    ANTROPOLOGIA, TEOLOGIA E PASTORALE

    1. Intorno alla pastorale giovanile PASTORALE, TEOLOGIA PASTORALE, CULTURA
    All’interno della teologia pastorale
    Le condizioni dell’agire pastorale
    L’ineludibile dialogo tra fede e cultura

    2. Richiami storici LA PASTORALE GIOVANILE E IL CONCILIO VATICANO II
    La gloriosa tradizione evangelizzatrice ed educativa della Chiesa
    Il necessario discernimento a cinquant’anni dal Concilio Vaticano II
    La pastorale giovanile generata dalla passione del Concilio per il mondo
    Per una corretta ermeneutica dell’evento conciliare
    La necessaria ricerca di itinerari nuovi e inediti

    3. Un cambio di passo PER UN RIPENSAMENTO DELLA PASTORALE GIOVANILE
    Alcuni nervi scoperti
    Prospettive di futuro
    Conclusione

    4. Tra storia e profezia LA PROVOCAZIONE DELLA CROCE
    Sintonia
    Teoria
    Inizio e sviluppo: la spinta conciliare sull’incarnazione
    Allargamento: la centralità del mistero pasquale
    Novità: il paradigma dell’adozione
    Proposta: la prospettiva della donazione
    Guadagni
    Generosità: la libertà nel dono
    Radicalità: la forza del tutto
    Disinteresse: la giusta destinazione
    Resilienza: l’attraversamento del male
    Sinfonia

    5. Il dramma della salvezza LA MISERICORDIA TRA GRAZIA, LIBERTÀ E RICONCILIAZIONE
    Condizioni epocali
    La grazia oscurata tra l’onnipotenza del male e l’impotenza di Dio
    La libertà sfinita tra fondamentalismo religioso e godimento narcisistico
    La cristianità ferita tra profonde divisioni e nuove opportunità
    Convinzioni radicali
    L’affezione amorevole e misericordiosa che è Dio stesso
    L’insostituibile e inaggirabile volere dell’uomo
    Il principio mariano e la sostanza cristologica della Chiesa
    Convenienze pastorali
    Ripartire dal primo, principale e unico annuncio
    L’urgente necessità di evangelizzare ed educare la libertà
    L’esigenza di trovare l’esatta posizione del peccatore nella Chiesa

    6. Verso quale uomo? LA SFIDA TRA UMANO E POST-UMANO
    Introduzione: chiamati a ripartire dall’alfabeto!
    Provocazioni iniziali: corpo, anima, spirito
    Corpo: dagli studi anatomici alla plastinazione
    Anima: dalla relazione amorosa al godimento autoreferenziale
    Spirito: dall’analfabetismo spirituale alla disumanizzazione
    Il totalitarismo della narrazione post-umana
    Dopo il postmoderno… l’ipermodernità!
    Uno scientismo che rischia di soggiogare l’uomo
    La negazione di ogni autentica trascendenza
    Verso quale uomo? La prospettiva della donazione
    La resistenza alla disumanizzazione post-umana
    Ciò che fa l’umanità “umana”: generazione, affetti, fede e legami
    La donazione come chiave unitaria e unificante di comprensione dell’umano
    Il Dio unitrino: sposo, condizione e custode della nostra umanità
    Nemmeno Gesù è post-umano: anzi, egli è lo sposo dell’umanità!
    Nemmeno lo Spirito disumanizza: anzi, egli è la condizione del nostro essere persone umane! Nemmeno il Padre è ipermoderno: anzi, egli rimane il custode della nostra libertà!
    Declinazioni pastorali109 Fraternità testimoniale
    Prossimità corresponsabile
    Essenzialità evangelica
    Conclusione: che ne sarà dell’umanità?

    7. Alle radici del dono PER UNA RINNOVATA “CULTURA DELLA GRATUITÀ”
    Sguardo sinodale: un invito ad assumere la prospettiva del dono
    Sguardo trinitario: il Dio “tutto amore”
    Sguardo cristologico: la centralità dell’ultima cena Sguardo ecclesiale: la forma eucaristica dell’esistenza cristiana
    Sguardo antropologico: un cantiere aperto e promettente
    Sguardo pratico: tre questioni da affrontare


    Seconda costellazione

    ACCOMPAGNAMENTO, ANNUNCIO E ANIMAZIONE VOCAZIONALE

    8. L’arte di accompagnare PROFILI EVANGELICI, DISPONIBILITÀ FORMATIVE, CONVENIENZE PASTORALI
    Profili evangelici: contemplare per assimilare
    Missione auto-referenziale? No, amico e confidente del Padre!
    Stirpe di nobile origine? No, figlio del falegname e falegname lui stesso!
    Lontano dagli uomini? No, artigiano delle anime!
    Disponibilità formative: fermarsi per abilitarsi
    Siamo comunità evangelizzate, prima che evangelizzatrici?
    Ci mettiamo alla scuola della Parola?
    Abbiamo una formazione specifica per l’accompagnamento?
    Convenienze pastorali: commuoversi per agire
    Una Chiesa che accompagna verso una cultura vocazionale
    La specifica preparazione al matrimonio, occasione unica per la comunità
    Evangelizzare la nascita e la morte, i due momenti liminali della vita

    9. L’umano possibile ANNUNCIARE CRISTO NELLA POSTMODERNITÀ
    Gli effetti indesiderati del ’68
    Cinque svolte fondamentali verso la “postmodernità”
    L’effetto collaterale della rivoluzione del ’68
    Uno sguardo al nostro tempo
    Quattro intuizioni sintetiche
    Quattro sfide ineludibili
    Alcuni interrogativi pastorali
    Temi umani maggiori
    L’ethos dell’amore e la pratica della generazione
    L’amore è fecondo e generativo
    La meraviglia della nascita
    Generazione ed educazione
    L’eccedenza dell’umano e la questione degli affetti
    Affettività e sviluppo dell’umanità dell’uomo
    Ontologia dagli affetti
    Il proprio dell’umano
    La buona eccedenza affettiva dell’umano
    La fiducia esistenziale e la dimensione comunitaria della fede
    Contro la narrazione classica della secolarizzazione
    La fede come sapere della promessa
    La fede come anticipazione del compimento
    La verità della trascendenza e la libertà ricondotta ai legami
    L’individuo istituito dai legami buoni
    La libertà in ordine alla filialità e alla nuzialità
    Mostrare la convenienza del cristianesimo
    In che senso l’evangelizzazione può essere “nuova”?
    L’antica e sempre nuova strategia dell’incarnazione
    La “via regale” dell’evangelizzazione

    10. Il lievito nella pasta L’ANIMA VOCAZIONALE DELLA PASTORALE
    La fede è il fuoco vivo che genera l’azione pastorale della Chiesa
    La sensibilità credente conferma la bontà di un’antropologia vocazionale
    Un agire pastorale corretto è destinato a creare cultura vocazionale
    La pastorale giovanile ha necessariamente un’anima vocazionale
    L’animazione vocazionale riguarda tutta la pastorale

    11. Pastorale giovanile vocazionale ANALISI CRITICA DI UNA PROPOSTA INTERESSANTE
    Il “Documento preparatorio”
    Uno sguardo d’insieme
    Pastorale giovanile, pastorale vocazionale, pastorale giovanile vocazionale
    Le ragioni teoriche fondanti della reciprocità tra pastorale giovanile e pastorale vocazionale
    Una comprensione olistica della pastorale giovanile
    Una pastorale giovanile a carattere vocazionale
    Qualche indicazione per rendere visibile l’unità sinfonica tra entrambe le pastorali
    Alcune scelte strategiche
    Alcune condizioni dell’accompagnatore

    12. Vocazione e donazione A PROPOSITO DI “ANIMAZIONE VOCAZIONALE SALESIANA”
    Introduzione
    Eredi di un carisma radicalmente ed eminentemente vocazionale
    Primo livello: antropologia vocazionale
    Secondo livello: antropologia della donazione
    L’animazione vocazionale, coronamento della pastorale giovanile
    Promozione umana, evangelizzazione, formazione morale della coscienza, corresponsabilità apostolica
    La doverosa cura della vita spirituale in ottica vocazionale


    Terza costellazione
    GIOVANI, CHIESA E SINODO

    13. I giovani nel mondo di oggi SISMOGRAFI E SENTINELLE DEL NOSTRO TEMPO

    Primo momento SFIDE E OPPORTUNITÀ NEL CONTESTO ITALIANO
    Una visione sintetica dell’immaginario sociale condiviso
    Zygmunt Bauman: dalla prima alla seconda riforma
    Charles Taylor: la fragilizzazione e la ricerca di senso
    Ulrich Beck: l’epoca del Dio personale
    Frédéric Lenoir: la religiosità “à la carte”
    Come immaginiamo i giovani? Sei miti ricorrenti
    Come ci vedono i giovani? Cinque aspetti decisivi
    Oltre il paradigma del “nichilismo dei giovani”
    Secondo momento SOCIALIZZAZIONE RELIGIOSA E CAMMINI DI SPIRITUALITÀ
    “Souls in transition”, ovvero il contesto degli Stati Uniti
    Quali modelli di socializzazione religiosa in Italia? Cinque personaggi idealtipici
    Quali cammini di “spiritualità”? Quattro orientamenti e una considerazione
    Terzo momento IL FOCUS DELLA QUESTIONE FORMATIVA

    14. I testi ufficiali del Sinodo TRE DOCUMENTI CHE ORIENTANO IL CAMMINO
    Documento preparatorio UNA MAPPA DI NAVIGAZIONE DURANTE LA PRIMA FASE DEL SINODO
    Introduzione e icona biblica
    Fase contestuale e kairologica: «I giovani nel mondo di oggi»
    Fase criteriologica e fondante: «Fede, discernimento, vocazione»
    Fase strategica e progettuale: «L’azione pastorale»
    Il questionario
    Instrumentum laboris IL QUADRO DI RIFERIMENTO DEI LAVORI SINODALI
    La natura del testo
    Finalità e metodo
    La parola decisiva dei giovani
    Alcuni punti di rilievo
    Alcune problematiche emergenti
    Ricominciamo a sognare!
    Documento finale IL FRUTTO DELL’ASSEMBLEA SINODALE
    La tappa centrale del processo sinodale
    La struttura e i contenuti
    Prima parte: riconoscere, ovvero ascoltare e vedere con empatia
    Seconda parte: interpretare, ovvero lasciarsi guidare dallo Spirito
    Terza parte: camminare insieme, uscire insieme, formarsi insieme
    I giovani nel Documento finale
    Il frutto e il cammino
    l frutto: la riscoperta della sinodalità
    Il cammino: il vero Sinodo comincia adesso!

    15. La parola di Papa Francesco L’ESORTAZIONE APOSTOLICA POSTSINODALE “CHRISTUS VIVIT”
    Prima parte GUIDA ALLA LETTURA
    Un dialogo tra generazioni
    In ascolto della realtà
    Al cuore del testo
    Prospettive d’impegno
    Seconda parte RILANCIO DEL CAMMINO
    Rimanere radicati nel cammino sinodale
    Assumere l’abito del discernimento
    Riattivare il protagonismo giovanile
    Intraprendere cammini sinodali

    16. Insieme sulla via di Emmaus PER UNA RICEZIONE VIRTUOSA DEL CAMMINO SINODALE
    Introduzione: l’esperienza del Sinodo
    Esperienza di universalità
    Esperienza di comunione
    Esperienza di umiltà
    «Il tempo è superiore allo spazio»: entrare nel cammino sinodale
    Riappropriarsi di un rinnovato dinamismo giovanile
    Prendere coscienza delle sfide antropologiche e culturali
    Il riscatto degli adulti e la qualificazione degli accompagnatori
    La richiesta di riabilitare con convinzione la liturgia
    «L’unità prevale sul conflitto»: aprirsi alla “sinodalità missionaria”
    Lo stile e il metodo di Emmaus
    La profezia di fraternità nell’organizzazione pastorale
    Una progettazione corresponsabile e virtuosa
    La necessità di lavorare in rete
    «La realtà è più importante dell’idea»: abitare la condizione giovanile
    L’ascolto empatico dei giovani
    L’attenzione privilegiata ai giovani poveri e abbandonati
    La qualificazione vocazionale della pastorale giovanile
    Rinnovare l’idea e la pratica dell’oratorio a partire dal “criterio oratoriano”
    «Il tutto è superiore alla parte»: imparare a discernere
    Il rapporto tra il livello comunitario e quello personale
    Creare ambienti adeguati al discernimento
    Il legame strategico tra servizio generoso e discernimento vocazionale
    Formare i giovani formandosi con loro
    Conclusione: le tre “A” del rinnovamento pastorale
    La disponibilità all’Ascolto
    Il coraggio dell’Annuncio
    La discrezione dell’Accompagnamento

    17. Giovani e liturgia «SI APRIRONO LORO GLI OCCHI» (Lc 24,31)
    Prima parte LE PRINCIPALI INDICAZIONI DEL SINODO SULLA LITURGIA
    «Ritorna spesso il tema della liturgia»
    «La liturgia parla ai giovani»
    «L’esperienza liturgica è la risorsa principale per l’identità cristiana»
    Seconda parte LA POTENZA DELLA TECNOLOGIA E LA BELLEZZA DELLA LITURGIA
    Il nodo pastorale di sempre: la qualità della celebrazione
    Il nodo giovanile di oggi: immediatezza tecnologica e attesa rituale
    La migliore scuola della fede

    18. Dai sogni alle decisioni ACCOMPAGNARE I GIOVANI NEL PERCORSO VOCAZIONALE
    Il cammino: dai sogni alle scelte
    La vocazione: una questione di “estasi”
    Il discernimento: la risposta alla “grande domanda”
    L’accompagnamento: una necessità epocale

    19. In cammino con i giovani SCAMBIO DI PROFEZIE TRA GIOVANI E VITA CONSACRATA
    Prima parte LO SGUARDO SINODALE SUL MONDO GIOVANILE
    Quale sguardo sui giovani? La necessità di purificare i nostri occhi
    Tre episodi evangelici per parlare dei giovani e della giovinezza della Chiesa
    La presenza e la parola dei giovani nel cammino sinodale
    Il centro della Christus vivit: un invito all’estasi della vita
    Seconda parte I GIOVANI INTERPELLANO LA VITA CONSACRATA E VICEVERSA
    Giovani, dinamismi giovanili e rinnovamento della vita consacrata
    Sfidare i giovani con una pedagogia missionaria
    Il legame tra servizio generoso e discernimento vocazionale
    Una proposta concreta, realistica, provocatoria

    20. L’idea di “sinodalità missionaria” DAL SINODO SUI GIOVANI A QUELLO SULLA SINODALITÀ
    L’insegnamento del cammino sinodale
    Le radici e il traguardo della “sinodalità missionaria”
    La trasformazione della domanda sinodale
    La necessità di entrare nel ritmo della “sinodalità missionaria”
    Andiamo avanti con coraggio e convinzione
    Una conversione che riguarda tutti e ciascuno


    Quarta costellazione

    EDUCAZIONE, SCUOLA E UNIVERSITÀ

    21. Sulla via dell’educazione TRASMETTERE AI GIOVANI RAGIONI DI VITA E DI SPERANZA
    Introduzione
    Dall’ascolto alla sinodalità
    Prima di tutto l’ascolto
    Al centro la “sinodalità”
    Questioni da affrontare in forma sinodale
    La trasmissione della fede dentro l’accompagnamento educativo
    Uno stile preciso
    Una pratica comunitaria
    Una pedagogia missionaria che interpella la libertà
    Cammini di comunione missionaria
    Il rinnovamento attraverso il discernimento
    Pastorale giovanile in chiave vocazionale
    Conversione, formazione e missione
    Conclusione

    22. La scuola tra cultura e fede SULL’INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA
    Introduzione: l’ottica della “nuova evangelizzazione”
    Alcune “condizioni” vincolanti di esercizio dell’Insegnamento della Religione Cattolica
    La scuola come “luogo culturale ordinario” della pastorale giovanile
    L’IRC: una risorsa da riconoscere e valorizzare
    Alcune “convinzioni” fondamentali da coltivare
    Fede e cultura: il doveroso e ineludibile dialogo
    Sfide e chance del cristianesimo nella tarda modernità
    Alcune “convenienze” strategiche da privilegiare
    Analogia entis: quattro cardini “antropologici”
    Analogia fidei: quattro cardini “teologici”
    Metodo: fenomenologia “drammatica” ed “interrogante”
    Drammatica: vicende dei giovani, narrazione biblica e figure ecclesiali
    Interrogante: il coinvolgimento radicale della libertà
    Conclusione: padri, maestri e amici

    23. La strategia di Orfeo APRIRE SPIRAGLI DI TRASCENDENZA NEL MONDO DELLA SCUOLA
    Pensare insieme secondo il vangelo
    Immersi in una “cornice immanente”
    Le indicazioni sinodali sulla scuola
    Il “criterio oratoriano” per una scuola 4.0

    24. Pastorale scolastica salesiana IN DIALOGO CON LE NUOVE FRONTIERE DELLA PEDAGOGIA
    La pastorale scolastica salesiana
    “Pastorale”: la svolta evangelizzatrice!
    “Scolastica”: la potenza della scuola!
    “Salesiana”: i cinque pilastri della nostra spiritualità
    Le nuove frontiere della ricerca pedagogica
    Realtà delle nuove frontiere: giovani tardo moderni, adulti adultescenti, sfide culturali cruciali
    In primo luogo i giovani: la loro condizione che ci interpella!
    In secondo luogo gli adulti: troppe volte adulterati!
    In terzo luogo la cultura: con le sue sfide epocali!
    Idee della ricerca pedagogica: adeguamento didattico, ombre e scopo dell’educazione
    Il primo nucleo è quello di una didattica adeguata al nostro tempo e ai nostri giovani
    Il secondo nucleo nella questione delle “ombre dell’educazione”
    Il terzo nucleo di ricerca verte sul fine dell’educazione
    Prospettive e suggerimenti
    Una proposta culturale di qualità
    Prospettiva
    Suggerimenti
    La cura dell’ambiente: la carta vincente che fa la differenza
    Prospettiva
    Suggerimenti
    Uno sguardo educativo integrale e integrato sul giovane
    Prospettiva Suggerimenti

    25. Una missione entusiasmante PROSPETTIVE DI PASTORALE UNIVERSITARIA
    Quali “affermazioni” per la pastorale universitaria?
    Essere lì dove ci sono i giovani
    Per decifrare con loro la realtà
    Secondo uno stile pastorale audace e creativo
    Quali “provocazioni” per la pastorale universitaria?
    In cammino con la Chiesa
    Curando la propria qualità personale
    Facendo pastorale con i giovani
    Quali “interrogazioni” per la pastorale universitaria?
    Dare qualità vocazionale alla pastorale universitaria
    Accompagnando i giovani con pazienza e autorevolezza
    Avviando processi piuttosto che occupando spazi


    Quinta costellazione

    DON BOSCO, FAMIGLIA E ORATORIO

    26. Educazione e teologia LA LEZIONE DI BENEDETTO XVI E L’ESPERIENZA DI DON BOSCO
    Don Bosco e Benedetto XVI: quale confronto possibile?
    La ragione
    La religione
    L’amorevolezza
    La speranza della teologia è l’educazione

    27. “Da mihi animas cetera tolle” LA RADICE MISTICA DEL CARISMA SALESIANO
    Tempo di “nuova evangelizzazione”
    «Guardate alla roccia da cui siete stati tagliati» (Is 51,1)
    Il mistero dell’interiorità di don Bosco
    “Non excidet”: il motto episcopale di san Francesco di Sales
    “Da mihi animas cetera tolle”: l’interiorità apostolica di don Bosco
    Conclusione: l’unità intrinseca tra spiritualità e pastorale

    28. Profezia di fraternità IL SEGNO DELLA COMUNITÀ EDUCATIVO PASTORALE
    Connessioni indispensabili
    Sfide: quattro provocazioni
    È proprio finito il tempo delle “grandi narrazioni”?
    Che reazioni stiamo avendo di fronte alla complessità della nostra epoca?
    Nutriamo ancora la nostra immaginazione e la nostra fantasia?
    Qual è la nostra “profezia salesiana” oggi?
    Cammini: quattro punti fermi
    Il principio irrinunciabile della corresponsabilità apostolica
    I riferimenti per un PEPS integrale ed integrato
    La CEP e il suo nucleo animatore
    La comunità religiosa e il Salesiano all’interno della CEP
    Azioni: quattro cardini operativi
    La motivazione: i giovani hanno bisogno che noi siamo davvero fratelli
    Il punto di forza: centralità del nucleo animatore della CEP
    Lo stile dell’autorità: generatrice di comunione, condivisione e corresponsabilità
    Le aree di impegno: le quattro autostrade indicate dal Capitolo Generale 24..................................

    29. Coinvolti nella trama di Dio LA CORRESPONSABILITÀ APOSTOLICA CON I GIOVANI
    Con Gesù, con don Bosco, con i giovani
    Gesù, con e per i suoi discepoli
    Vocazione e conversione
    Discepolato e apostolato
    Affidamento e corresponsabilità
    Don Bosco, con e per i giovani
    L’idea delle “compagnie”
    La fondazione della Congregazione Salesiana
    I primi tre successori di don Bosco
    Coinvolti nella trama di Dio, nell’oggi del mondo e della Chiesa
    Forze: fiducia, fraternità, beatitudini
    Inizio: la fiducia nei giovani
    Centro: la profezia e la mistica della fraternità
    Cuore: lo spirito delle beatitudini
    Forme: prossimità, itinerari, donazione
    Prossimità: la condizione imprescindibile
    Itinerari: la necessità di camminare insieme
    Donazione: il contenuto sostanziale
    Conclusione

    30. Pastorale giovanile e famiglia LA FAMIGLIA NELLA PROPOSTA PASTORALE SALESIANA
    Introduzione
    Un carisma familiare
    L’origine: lo “spirito di famiglia”
    La realizzazione: la “Famiglia Salesiana”
    La riscoperta: l’indole familiare della Chiesa
    La pastorale giovanile per la famiglia
    La Comunità Educativo Pastorale: realizzazione dello “spirito di famiglia”
    La “pastorale giovanile vocazionale”: pastorale familiare in ottica preventiva
    La cura pastorale per la famiglia: un segno dei tempi
    La famiglia corresponsabile della missione salesiana
    Quali specificità? Il proprio della famiglia
    Quali apporti? Alcuni campi privilegiati
    Quale formazione? Cammini per la missione salesiana
    Conclusione

    31. Valdocco oggi QUALE ORATORIO PER IL TERZO MILLENNIO?
    Riconoscere GLI ELEMENTI IN GIOCO
    Dalle radici carismatiche all’attuale cantiere aperto
    La tensione feconda tra oratorio e centro giovanile
    La situazione degli oratori e dei centri giovanili oggi
    Le parole del Sinodo sull’oratorio e sul centro giovanile
    Interpretare GLI ELEMENTI PER PENSARE
    Stile: la “sinodalità missionaria” come volto di una Chiesa giovane
    Metodo: il “discernimento” come modo di procedere ordinario
    Alcune polarità generative per il rinnovamento
    Fede. Disponibilità all’ascolto e vita cristiana
    Cultura. Libertà responsoriale e libertà responsabile
    Relazione. Ambiente digitale e spirito di famiglia
    Spiritualità. Fragilità giovanile e percorsi di spiritualità
    Vocazione. Servizio generoso e discernimento vocazionale
    Autorità. Qualificazione degli adulti e accompagnamento dei giovani
    Santità. Fedeltà al vangelo e nuove forme di vita cristiana
    Conclusione

    32. “Sognate… e fate sognare!” IL MESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO AL CAPITOLO GENERALE 28
    Francesco ci invita a tornare sui passi di don Bosco
    Il discernimento, radice del rinnovamento pastorale
    Il coraggio di immergersi nella realtà e la pedagogia della fiducia
    La missione, cuore della vocazione e anima della formazione
    L’inculturazione e l’interculturalità del carisma salesiano
    Attingere alla grazia dell’inizio

    Appendice BIBLIOGRAFIA AGGIORNATA MONOGRAFIE, CONTRIBUTI,

    ARTICOLI
    Monografie
    Contributi
    Articoli di indole scientifica
    Articoli di indole divulgativa

    CONVEGNI, SEMINARI, CONFERENZE

    Rilancio del cammino
    VERSO UNA “ECOLOGIA INTEGRALE”
    Gemelli diversi, insieme
    Ripartiamo dal Sinodo
    Verso una nuova stagione
    Pensare e vivere in termini di “ecologia integrale”


    T e r z a
    p a g i n A


    NOVITÀ 2025


    Incontrare Gesù
    nel Vangelo di Giovanni
    Marta e Maria


    I sensi come
    vie di senso nella vita
    I cinque sensi


    Noi crediamo
    Ereditare oggi la novità cristiana
    Nicea


    Playlist generazioneZ
    I ragazzi e la loro musica
    Nicea


    Pellegrini con arte
    Giubileo, arte, letteratura


    Ragazzi e adulti
    pellegrini sulla terra


    PROSEGUE DAL 2024


    Saper essere
    Competenze trasversali


    L'umano
    nella letteratura


    I sogni dei giovani x
    una Chiesa sinodale


    Strumenti e metodi
    per formare ancora


    Per una
    "buona" politica


    Sport e
    vita cristiana


    A TERMINE DAL 2023


    Abitare la Parola
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    PG: apprendistato
    alla vita cristiana


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