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    La preghiera

    nell'Antico Testamento

    La Bibbia riporta molte preghiere, racconta di uomini che pregano e insegna a pregare. Si può dire che tutta la Bibbia sia nata dalla preghiera, frutto di un ascolto di Dio: si risponde a Dio, si discute con Dio, si riflette davanti a Dio. Più che parlare di Dio, la Bibbia parla a Dio e riflette davanti a Dio. L'intera storia di Israele è attraversata dalla preghiera, che emerge in ogni punto della sua narrazione, con un vocabolario ampio e fluido. Oltre ad alcuni verbi, per così dire, tecnici - quali 'atar epalal (da cui il sostantivo tefillah, preghiera) nell'Antico Testamento, e proseu'chomai e déomai nel Nuovo Testamento - c'è tutto un ventaglio di verbi e di espressioni che appartengono in primo luogo alle relazioni fra uomini e alla vita ordinaria: parlare, gridare, chiedere, supplicare, invocare aiuto, lodare, ringraziare, cercare. Già questo mostra che la preghiera biblica non è esclusivamente legata alla ritualità, ma scaturisce dalla vita, dalla storia, coprendo tutto l'arco delle sue manifestazioni.

    La confidenza di Abramo

    Una prima grande figura di orante è Abramo. La sua èanzitutto la preghiera dell'obbedienza. «Eccomi» è la sua pronta risposta a ogni intervento di Dio. Ma c'è anche la preghiera della domanda e del lamento: «Mio Signore Dio, che cosa mi donerai, mentre io me ne vado spogliato e l'erede della mia casa è Eliezer di Damasco?... Vedi che a me non hai dato discendenza e che un mio domestico sarà mio erede?» (Gn 15,2-3).
    Particolarmente rivelatrice di come l'uomo biblico si pone davanti a Dio è la lunga preghiera d'intercessione per Sodoma e Gomorra (Gn 18,22-32). Il tratto che più colpisce èche Dio e l'uomo sono di fronte come due persone: parlano e discutono familiarmente. Un uomo vivo, un uomo vero incontra il Dio vivo e vero. La polvere sta di fronte alla roccia, e tuttavia la confidenza è più forte del timore e supera la distanza: «Quegli uomini partirono di lì e andarono verso Sodoma, ma il Signore stava tuttora davanti ad Abramo. Allora Abramo gli si avvicinò e gli disse: "Davvero stai per sopprimere il giusto con l'empio? Forse vi sono cinquanta giusti entro la città; davvero li vuoi sopprimere e non perdonerai a quel luogo in grazia dei cinquanta giusti che vi si trovano in mezzo? Lungi da te il fare tale cosa! Far morire il giusto con l'empio, cosicché il giusto e l'empio abbiano la stessa sorte; lungi da te! Forse il giudice di tutta la terra non farà giustizia?". Rispose il Signore: "Se a Sodoma, in mezzo alla città, io trovo cinquanta giusti, perdonerò a tutta la regione per causa loro!". Riprese Abramo e disse: "Ecco che ricomincio a parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere... Forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque. In rapporto di questi cinque distruggerai tutta la città?". Rispose: "Non la distruggerò, se ve ne trovo quarantacinque". Ancora l'altro riprese a parlare a lui e disse: "Forse là se ne troveranno quaranta...". Rispose. "Non lo farò, per causa di quei quaranta". Riprese: "Di grazia, che il mio Signore non voglia irritarsi e io parlerò ancora: forse là se ne troveranno trenta...". Rispose: "Non lo farò, se ve ne troverò trenta". Riprese: "Vedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti...". Rispose: "Non la distruggerò, per causa di quei venti". Riprese: "Non si adiri, di grazia, il mio Signore, e lascia ch'io parli ancora una volta sola; forse là se ne troveranno dieci". Rispose: "Non la distruggerò per causa di quei dieci"» (Gn 18,22-32).

    Mosè e il canto dei liberati

    Un'altra grande figura di orante è Mosè, che la tradizione biblica presenta come il mediatore tra Dio e la comunità e come il modello dell'intercessore.
    Sono le sue mani alzate che ottengono la vittoria contro Amalek (cfr. Es 17,8-16): Quando Mosè alzava la sua mano, Israele era più forte, e quando abbassava la sua mano, era più forte Amalek. Ma le mani di Mosè pesavano: allora presero una pietra e la misero sotto di lui. Vi si sedette sopra, mentre Aronne e Cur sostenevano le sue mani, uno da una parte e l'altro dall'altra. E le sue mani rimasero ferme fino al tramonto del sole».
    Più volte nel deserto egli intercede per il peccato del popolo, sollecitando il perdono (Es 32,11-14.30-34; Nm 14,10-20; 16,22; 21,7). E si ricorda con compiacenza che Dio gli parlava a faccia a faccia, come a un amico, come a un uomo di fiducia (Es 33,11; Nm 12,6-8; Dt 34,10).
    Significativa più di ogni altra è la preghiera di intercessione di Es 32. Siamo veramente al cuore della preghiera biblica. E una preghiera drammatica, quasi una lotta fra Mosè e Dio, e i suoi argomenti seguono lo schema classico della supplica: si fa appello all'amore di Dio (questa nazione è tuo popolo), alla sua fedeltà (ricordati delle promesse), alla sua gloria (che diranno le nazioni se abbandoni il popolo che ti appartiene?).
    Nella storia di Mosè e dell'Esodo non c'è soltanto la preghiera della supplica e dell'intercessione, c'è anche la preghiera della meraviglia e della gioia di fronte al grandioso dispiegarsi della potenza di Dio e della salvezza. Ne è un ottimo esempio il canto di Es 15, che è insieme narrazione e preghiera. La preghiera nasce da una storia, da un gesto di Dio accaduto e fissato nella memoria, e nel contempo lo supera, cogliendo nel singolo gesto divino una costante che si presenta come una chiave di lettura per il presente e come una promessa aperta sul futuro.
    «Allora Mosè e i figli d'Israele intonarono questo canto a Jhwh e dissero: "Canto a Jhwh, / perché s'è mostrato grande: / cavallo e cavaliere / ha gettato in mare. / Mia forza e mio canto è Jhwh: / è stato la mia salvezza. I Questo èil mio Dio: I lo voglio onorare; / il Dio di mio padre, / lo voglio esaltare. / Jhwh è un guerriero, / il suo nome è Jhwh. / I carri del faraone, con il suo esercito, / ha gettat6 in mare; I i suoi capi scelti / sono stati inseguiti nel mare delle canne.! Gli abissi li ricoprono, / sono scesi nelle profondità come una pietra. / La tua destra, Jhwh, / si illustra di forza, / la tua destra, Jhwh, fa a pezzi il nemico. / Con la tua grande altezza / rovesci chi ti sta di fronte: / mandi la tua collera, I li divori come paglia. / Con l'alito delle tue narici / l'acqua si è ammucchiata, / le onde si sono erette come un argine, I gli abissi si sono rappresi nel cuore del mare. / Il nemico ha detto: / Lo inseguo, lo raggiungo, / ne divido il bottino, / ne riempio la mia anima: / sguaino la mia spada, la mia mano li conquista. / Con il tuo alito hai soffiato, / il mare li ricopre / sono sprofondati come piombo / nell'acqua possente. / Chi è come te, fra gli dèi, Jhwh, / chi come te, magnifico in santità, / terribile in imprese, / che fa meraviglie? / Hai steso la tua destra, I la terra l'ha inghiottito; / con il tuo favore hai guidato / questo popolo che hai riscattato.! Con la tua forza l'hai condotto I verso il tuo pascolo santo.! I popoli hanno udito e tremato, / spasimo ha afferrato gli abitanti della Filistea. / Allora sono sconvolti i capi di Edom, I i potenti di Moab sono presi da fremito, I si squagliano tutti gli abitanti di Canaan. / Su di loro cade paura e spavento, / per la grandezza del tuo braccio si riducono a pietra, / finché passi il tuo popolo, Jhwh, / finché passi questo popolo / che tu hai acquistato.! Li condurrai e pianterai ! nel monte della tua eredità, ! luogo che hai fatto tua dimora, Jhwh, ! santuario, Signore, ! che le tue manipi: / essi al contrario saranno / come pula che il vento sospinge. / Per questo non entreranno gli empi nel giudizio, / né i peccatori nell'assemblea dei giusti. I Poiché il Signore conosce la via dei giusti, / mentre la via degli empi andrà in rovina» (Sal 1).
    «Signore, non si inorgoglisce il mio cuore, / non sono boriosi i miei occhi, I non mi muovo fra cose troppo grandi, / superiori alle mie forze. / Anzi, tengo serena e tranquilla l'anima mia. / Come un bimbo svezzato in braccio a sua madre, / come un bimbo svezzato è l'anima mia. / Attendi, Israele, il Signore, / ora e sempre!» (Sal 131).
    «Alleluia. / Lodate Dio nel suo santuario, / lodatelo nel firmamento della sua potenza. / Lodatelo per le sue forti imprese, / lodatelo per l'immensa sua grandezza. / Lodatelo con squilli di tromba, / lodatelo con arpa e cetra. / Lodatelo con timpani e danza, / lodatelo sulle corde e sui flauti. / Lodatelo con cembali squillanti, / lodatelo con cembali sonori. I Ogni essere che ha respiro / dia lode al Signore. / Alleluia» (Sali 50).
    Ma l'esperienza forse più sconvolgente, rivelatrice e purificatrice della preghiera biblica è il «silenzio di Dio». Non raramente nella preghiera s'incontra un Dio che tace. Viene in mente l'invocazione del salmo 22: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». È la domanda di un povero ebreo che si sente solo e abbandonato dal suo Dio: abbandonato da un Dio che ha come caratteristica fondamentale la fedeltà! Il lamento del povero ebreo è divenuto la preghiera di Cristo sulla croce. Siamo al cuore della fede cristiana.
    «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato, / tenendo lontano il mio grido di aiuto, / le parole del mio ruggito?
    / Dio mio! Chiamo di giorno e non rispondi, / di notte e non c e requie per me. / Ma tu qual Santo siedi, I tu, vanto d'Israele. / In te confidarono i nostri padri, / confidarono e li liberasti. / A te gridarono e furono salvi, / in te confidarono e non rimasero confusi. / Ma io sono un verme e non un uomo, / ludibrio della gente e scherno della plebe. / Tutti al vedermi m 'irridono, / storcono la bocca, scuotono il capo: I "S'è affidato al Signore, lo liberi, I lo salvi, se davvero gli vuol bene". I Sei tu che m'hai tratto dal grembo materno I e al petto di mia madre mi hai affidato. I A te fui votato ancora nella matrice, I dal seno materno il mio Dio sei tu. I Non restare lontano da me, I poiché la sventura èvicina e non v e chi soccorra. I Mi hanno circondato tori senza numero, I giovenchi di Basan mi hanno accerchiato. I Tengono aperte su di me le loro fauci, I leoni ruggenti, pronti a sbranare. I Come acqua mi sento disciolto, I sono disgiunte tutte le mie ossa, I il mio cuore è diventato come di cera, I tutto si strugge dentro il mio petto. I Riarsa è la mia gola a somiglianza d'un coccio, I attaccata al palato è la mia lingua; I in polvere di morte tu mi riduci. I Sì, un branco di cani mi sta accerchiando, I un'accolta di malvagi mi sta d'intorno. I Hanno scavato le mie mani e i miei piedi, I posso contare tutte le mie ossa. I Essi protendono lo sguardo, I si mostrano felici della mia sventura; I le mie vesti si dividono fra loro, I sui miei abiti gettano la sorte. I Ma tu, Signore, non restartene lontano, I o mia forza, vieni presto in mio aiuto. I Strappa dalla spada l'anima mia, I dalla stretta d'un cane, me che son solo, I salvami dalle fauci del leone I e dalle corna di bufali, me che son misero. I Il tuo nome annunzierò ai miei fratelli, I in mezzo all'assemblea dirò le tue lodi. I Voi che temete il Signore, lodatelo, I tutta la discendenza di Giacobbe, I rendete a lui gloria, riveritelo voi tutti, I o discendenza d'Israele, I perché non ha disprezzato, I non ha disdegnato l'afflizione del misero, I non ha nascosto il suo volto da lui, I al suo grido d'aiuto l'ha ascoltato. I Proclamerò a te la mia lode nella grande assemblea, I i miei voti scioglierò davanti a quelli che lo temono. I Mangino i poveri e si sazino, I lodino il Signore quelli che lo cercano, I viva il loro cuore in eterno. I Si ricordino e al Signore ritornino tutti i confini della terra, I e si prostrino davanti a lui tutte le famiglie delle genti, I poiché del Signore è il regno, I egli è in mezzo ai popoli dominatore. I Sì, tutti i nobili della terra gli renderanno omaggio I e si curveranno davanti a lui tutti quanti i mortali. I L'anima mia per sé ha fatto vivere: I la mia discendenza lo servirà. I Celebrerà per sempre il Signore. I Verranno e annunzieranno la sua giustizia I al popolo che nascerà: I "Sì, è opera sua!"» (Sal 22).
    L'esperienza del silenzio di Dio investe la vita religiosa nel suo complesso, però è nella preghiera che questa esperienza si fa più acuta, più percepibile, più disarmata. La Bibbia non conosce soltanto un Dio che ci ascolta, ma anche un Dio che ci smentisce. Addirittura conosce un Dio che sembra smentire le sue stesse promesse (Gn 22). La preghiera non è il tentativo di costringere Dio dentro i nostri progetti, ma l'offerta di una disponibilità per la sua libera iniziativa.


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